Green Hornet, il primo vigilante mascherato secondo Kevin Smith. La nostra recensione sui due volumi distribuiti dalla Panini Comics

Prima dei vari Superman e Batman, il mondo supereroistico non era così sviluppato come oggi e occupava principalmente le stazioni radiofoniche.
Nel 1936 l’eroe che in maniera indiscussa dominava la scena era Green Hornet, alter ego di Britt Reid – editore e giornalista del Daily Sentinel – creato da George W. Trendle e Fran Striker per un serial radiofonico statunitense, che assieme al suo autista Kato sgominava le bande criminali di Century City.
Questo pesonaggio, che negli anni ha attraversato diverse stagioni più o meno positive (compresa quella della serie tv degli anni 60 in cui Kato era interpretato dal mitico Bruce Lee), è stato riportato alla luce con forza nel periodo 2010 – 2011.
Riprendendo un’idea per un adattamento cinematografico mai realizzato, Kevin Smith porta sulla carta una nuova avventura (distribuita in Italia dalla Panini Comics) del padre di tutti i supereroi.
Questo arco narrativo di Green Hornet (diviso in due parti, I peccati del padre e La puntura) nasconde in sostanza un duplice obiettivo identificabile tanto nel ritorno in auge del personaggio quanto nella possibilità di creare una differente continuity sullo stesso.

Il Green Hornet di Smith, quindi, più che per il racconto tende a distinguersi per il legame con il passato e per una coraggiosa idea futuristica sulle sorti del calabrone mascherato.
Per quanto riguarda il primo punto è facile intuire come Smith abbia cercato di omaggiare il vecchio Britt Reid del 1936 e contemporaneamente svecchiare il vigilante facendo scorrere gli anni all’interno della produzione.
Questo dato, significativo per la storia di Green Hornet, non solo tramuta il protagonista in una sorta di Phantom dei giorni nostri – caratterizzato, cioè, dall’immortalità dell’eroe al di là di chi ne indossa le vesti – ma compatta tutti i lavori passati e futuri rendendosi punto di arrivo e partenza allo stesso tempo.
L’ultimo elemento è cruciale per la seconda tematica in questione, in cui viene evidenziato un passaggio di testimone importantissimo per il Calabrone degli anni a venire.
L’idea di Smith pone in sostanza una solida base per una riscrittura di Green Hornet grazie ad un’ operazione restyling del fumetto ed un assicurato sviluppo della testata per successivi numeri.
Pur trattandosi di una storia gobile ma sicuramente non straordinaria, questo Green Hornet emerge anche per i fantastici disegni Jonathan Lau, che gioca molto sui colori e sulle scene di azione, e soprattutto per le fantastiche copertine (presenti all’interno dei due volumi citati) di Alex Ross.