Carpenter80 è una rubrica del Diario di Rorschach che si occupa di recensire i film degli anni ottanta di John Carpenter. Continuiamo con Prince Of Darkness, film del 1987
Negli anni ottanta Carpenter scopre – tra le tante cose – un particolare interesse nei confronti della fisica quantistica, scienza che collima alla perfezione con il suo Cinema. Un Cinema fatto di mistero, buio, nuove e misteriose forme di vita. In seguito al fallimento al botteghino di Big Trouble In Little China, Carpenter ha dei problemi a farsi finanziare altre pellicole e stipula un contratto con la Universal.
Nel 1987 – dopo aver diretto tre film più anonimi ovvero Christine, Starman e Big Trouble In Little China – scrive la sceneggiatura di Prince Of Darkness (Il Signore Del Male) sotto lo pseudonimo di Martin Quatermass con l’unico scopo di realizzare un film horror come ai vecchi tempi.
Al contrario di The Fog Carpenter allenta la presa sulla matrice suggestiva e spinge sulla potenza terrificante delle immagini, grazie agli effetti speciali che decretano il passaggio definitivo allo stile raccapricciante body horror cronenberghiano già accennato in The Thing. L’horror fa un ulteriore salto di qualità, negli anni ottanta, diventando, anno dopo anno sempre più raccapricciante. The Fly – di David Cronenberg – era uscito qualche mese prima.
È con lo splatter che John Carpenter può sviluppare al meglio la tesi dell’allucinazione del reale teorizzando sull’antimateria e sull’anticristo.
Le teste mozzate, il mare di insetti, i volti insanguinati costituiscono un apporto utile per ricreare la sublimità del mostruoso e dell’irrazionale. In altre parole, del Male.
Carpenter allarga i suoi orizzonti. Parla di religione, fisica. Filosofia. Umanità. Parla persino del Sogno – che nel film ha un ruolo fondamentale in quanto coloro che si addormentano nella Chiesa della Setta del Sonno fanno lo stesso sogno – che in Prince Of Darkness diventa segnale di avvertimento da parte delle generazioni future.
Il Male – quasi invisibile in The Thing, in forma di automobile in Christine – assume in Prince Of Darkness sembianze liquide. Un liquido che si insinua nei corpi. Un liquido che fa parte di una razza aliena, quindi superiore a quella umana.
Il film inizia con le immagini di Padre Loomis – interpretato da Donald Pleasence, il nome è non a caso lo stesso del suo personaggio in Halloween – il quale si impossessa di una chiave che dà accesso a una stanza tenuta segreta per secoli dalla Setta Del Sonno. La Setta si trova all’interno di una chiesa abbandonata di Los Angeles.
Il mistero, presto svelato, si manifesta sotto le sembianze di un imponente cilindro dentro al quale è contenuto il Male sotto forma di un liquido verde. Un liquido verde pronto a sprigionarsi. Loomis chiede aiuto al professor Birack – Victor Wong – e ai suoi studenti per indagare sul fenomeno.
Come in The Thing un gruppo di studiosi è costretto a restare in un luogo isolato. La Chiesa luogo di culto – la religiosità era stata affrontata in parte in The Fog – diventa luogo seminale del Male, anche grazie alle inquietanti immagini di barboni che circondano la Chiesa (tra gli attori Alice Cooper) e chiare citazioni di Rosemary’s Baby.
Chi viene infettato dal Male liquido poi, si trasforma in una specie di zombie.
Costato appena tre milioni di dollari, Prince Of Darkness segna il ritorno del cineasta alla produzione indipendente low budget dopo l’ingrato abbandono del pubblico negli ultimi lavori.
E da eccezionale artigiano qual è, ottiene un risultato finale di pregevole qualità. In particolar modo per lo sbalorditivo spirito creativo evocato dalle immagini, sorrette da una superba colonna sonora e capaci di mascherare efficacemente i suoi evidenti limiti. Grezzo. Imperfetto. A tratti pasticciato – ma pur sempre affascinante – nell’ambizioso intento di amalgamare impotenza e immaterialità che accomunano Fede e Scienza due degli elementi-chiave di tutto il film.
Prince Of Darkness è il capolavoro di John Carpenter. Un film quasi inaspettato. Girato con pochi mezzi ma dal risultato finale assolutamente sorprendente. Il film, inaugura una nuova fase del Cinema di Carpenter. Una fase ancora più matura, dove, messe da parte le leggerezze a la Starman, il regista torna fortemente sui suoi passi.