L’ItalBasket di Tanjevic e l’oro di Parigi. A nove anni dal trionfo continentale l’omaggio del Diario di Rorschach ad una compagine fantastica

Le annate speciali, quelle che creano delle vere e proprie dinastie, non sono del tutto inconsuete nel mondo dello sport.
Abbiamo assistito a quella calcistica spagnola, ora in declino, a quella slovena nel basket e quella britannica nella formula uno.
C’è stato uno specifico periodo, però, che ha caratterizzato anche il nostro Paese in uno sport non proprio popolare nella Penisola: il basket.
In occasione dei nove anni dalla presa di Parigi, Storie di sport intende omaggiare una delle più belle nazionali di pallacanestro mai avute che con le sue gesta ha entusiasmato gli appassionati.
La nazionale guidata da Tanjevic – di ritorno attualmente nel giro della nazionale maggiore – si inserisce perfettamente in quel contesto tipico di Storie di sport in cui il più forte non sempre vince e la forza del gruppo è la migliore arma da contrappore ad avversari più quotati.
Ma andiamo per ordine.
Siamo nel 1999 e, dopo l’agro-dolce periodo Messina (che ha portato un secondo posto agli Europei di Barcellona nel 1997 ed un sesto posto ai Mondiali del successivo anno), l’ItalBasket viene affidata all’italo-montenegrino Bogdan Tanjevic.
All’esperto allenatore, già noto al pubblico italiano per aver guidato le panchine di Caserta e Milano, viene affidato l’ingrato compito di portare ai fasti di un tempo la nazionale maggiore ed approfittare dell’ondata di talento esplosa durante il periodo precedente.
L’impresa è ardua – con tanto di polemica di contorno per l’esclusione di Pozzecco – ma il roster formato dal coach è competitivo e può giocarsela facilmente per una buona posizione.
Inserita in un girone non del tutto tranquillo con Turchia, Croazia e Bosnia Erzegovina, l’ItalBasket di Tanjevic comincia il suo cammino nel modo peggiore possibile.
La sconfitta di due con la Croazia (70 – 68) non è di buon auspicio ma, cercando comunque il lato positivo, il talento della squadra si è subito messo in mostra facendo ben sperare per le ulteriori gare.
Infatti Myers e compagni rispondo subito presente all’appello e nelle successive uscite conquistano punti contro la Bosnia Erzegovina prima (64 – 59) e la Turchia poi (64 – 61), chiudendo al secondo posto con un record di 2 – 1 ed una differenza canestri di più sei.
Qualificatasi alla seconda fase, assieme a Turchia e Croazia (inserite poi nello stesso girone unico degli azzuri), la nazionale incappa in Germania, Repubblica Ceca e Lituania.

Se con le prime due compagini le partite non sono mai in discussione (53 – 74 con i tedeschi e 95 – 68 con i cechi), lo stesso non si può dire con la corazzata lituana che, affidandosi ai suoi assi (Marčiulionis e Jasikevičius su tutti), manda KO il team di casa nostra per 74 – 62.
La squadra mantiene comunque il secondo posto nel girone unico e dopo la semplice pratica Russia, spazzata via per 79 – 102,gli azzurri si ritrovano di fronte un ostacolo a dir poco proibitivo: la Jugoslavia.
Divac, Bodiroga e Danilovic sono solo alcuni dei nomi di un team temibilissimo i cui giocatori sono riusciti ad arrivare sul tetto d’Europa e degli Stati Uniti in pochissimi anni.
L’ItalBasket, però, non sembra per nulla intimorita dall’avversario pescato e, forte della spinta ricevuta da un quarto di finale perfetto (in cui si è messo in evidenza il trio Myers, Fučka e Meneghin), combatte alla pari con i più quotati giocatori.

Con 12 di Galanda, 17 di Fucka, 11 di Myers e 16 di Meneghin gli azzurri sbancano magnificamente il Palazzo di Parigi – Bercy e si impongono per 71 – 62 dopo essere stati per diverso tempo in vantaggio, chiudendo il primo tempo addirittura sul +14 (37 – 23).
Il 3 luglio 1999, nello stesso palazzetto in cui qualche giorno prima aveva dominato la temebile Jugoslavia, l’Italia si gioca la competizione continentale dopo sedici anni dall’ultimo trionfo irridato (Nantes 1983 dove era in campo anche Dino Meneghin, membro dello staff nella spedizione parigina).
L’avversario spagnolo, che ha eliminato i padroni di casa, offre ben poca roba in campo -con degli stimabilissimi Reyes, Rodriguez, Herreros e Corrales ma nulla più – e alla nostra nazionale serve semplicemente giocare con lo stesso spirito che ha caratterizzato le sfide precedenti.
Una forza di un gruppo straordinaria e le magie dei singoli sul parquet determinano anche in quella occasione un grande trionfo per i cestisti azzuri, con un 56 – 64 gestito egregiamente da un’ItalBasket dall’immenso talento.
Quel trionfo aprì la strada ad altri grandi anni per il basket tricolore, culminando con la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene 2004 sotto la guida di Carlo Recalcati…
…Ma questa è un’altra Storia di sport.