La morte ci sfida. Se l’horror fosse ambientato nel vecchio west

La morte ci sfida, l’apocalisse zombie ambientata nel vecchio west. La recensione dello straordinario lavoro di Joe R. Lansdale su Diario di Rorschach


La morte ci sfida – La copertina del romanzo

Una delle più interessanti caratteristiche della scrittura è quella di poter saltare da un punto all’altro della letteratura classica da creare uno specifico genere.

Questo melting pot letterario ha permesso di far emergere diversi autori che per la loro abilità nell’unire diversi ambiti si sono imposti con uno stile unico.

Esempio di una perfetta amalgama è La morte ci sfida (edito Fanucci, 2008) di Joe R. Lansdale, che in un solo colpo è riuscito a miscelare perfettamente due precise categorie.

Attraverso la fusione di horror e western, seguendo lo stile poliedrico dell’autore, La morte ci sfida non solo riporta al massimo splendore i generi in questione – attraverso la più classica delle storie inserita in un tipico scenario del vecchio west – ma pone delle solide fondamenta per un genere godibilissimo.

La storia narra di una cittadina (Mud Creek), dove da poco è arrivato un predicatore alla ricerca della sua fede in bilico (Jebidiah Jeb Mercer), in preda all’ira di un’orda di zombie guidati da un indiano – manovrato da un demone – ucciso ingiustamente qualche tempo prima.

Gli elementi di spicco nel lavoro di Lansdale praticamente si sprecano.

Ritmo – scandito da una sorta di divisione in tre parti – , colpi di scena a ripetizione che consentono di conoscere sempre meglio i personaggi ed un’apocalisse zombie in un contesto fuori dal comune sono senza dubbio i punti di forza di questo romanzo.

Partendo dal primo punto, si può dire che la cadenza del ritmo è forse il fulcro dell’intera opera.

Una perfetta descrizione di un tipico contesto western – scandito da tutti i suoi personaggi maledetti – nella parte inziale che si immette prepotentemente in uno scenario apocalittico, difatti, sono presentanti attraverso un’escalation di tensione che da un lato consente un migliore intreccio fra le differenti ambientazioni e dall’altro un’accelerazione nella narrazione dettata dagli eventi.

Joe R. Lansdale

A questo si legano le rivelazioni, presentate a piccole dosi, sui singoli personaggi che raccontano – in un certo senso – un determinato scenario e, contemporaneamente, aggiungono di volta in volta elementi necessari al prosieguo della storia.

In questo dato, inoltre, si inserisce anche il parallelismo che investe tanto il protagonista – il reverendo Jebidiah  Mercer – quanto la città (e i suoi abitanti) in un percorso di redenzione in cui entrambi ne usciranno cambiati.

Infine, la più classiche delle storie zombie in circolazione dove Lansdale pone un’eccezionale cornice ad un contesto di per sé straordinario, chiudendo poi con un finale non del tutto a sorpresa ma comunque adatto ad una grande storia come La morte ci sfida.

Alessandro Falanga

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