Carpenter80 è una rubrica del Diario di Rorschach che si occupa di recensire i film degli anni ottanta di John Carpenter. Proseguiamo con Escape From New York, film del 1981
Il western è sempre stata una grande passione di John Carpenter. Non a caso il primo cortometraggio che regala una certa notorietà al Nostro è proprio un western, The Resurrection Of Broncho Billy che ottiene addirittura un Oscar nel 1972.
Dopo il buon successo di The Fog, Carpenter coltiva l’esigenza di tornare alle origini del suo Cinema. Ovvero alla fantascienza e appunto al western. Escape From New York (1997 Fuga Da New York) è un thriller apocalittico, riempito da molte delle ossessioni del regista.
L’indice di criminalità nel 1988 – il film è del 1981 – sale a tal punto negli Stati Uniti che questi sono costretti a ridurre l’isola di Manhattan in un carcere di massima sicurezza per ergastolani.
I collegamenti verso l’esterno sono stati fatti saltare, a parte qualche ponte. Una volta entrati non si esce più. Manhattan è una città fantasma popolata da malviventi, criminali, psicopatici.
Una città oscura dove non esistono regole. Né carcerieri. I prigionieri vivono in una finta libertà. In un’area che è un mondo sconosciuto alla parte buona e civile del mondo.
Nel 1997 un manipolo di disperati fa precipitare l’Air Force One – l’aereo del presidente degli Stati Uniti – nell’area metropolitana di Manhattan.
Viene contattato Jena Plisken, un ex criminale che conosce benissimo il carcere di New York. Ha settantadue ore per recuperare il Presidente degli Stati Uniti. Vivo e vegeto.
Escape From New York è uno dei lungometraggi più apprezzati di John Carpenter. Troviamo la passione stradaiola che aveva caratterizzato il suo Assault On Precint 13. C’è il genere fantascientifico, velato, ma pur sempre presente. Troviamo il thriller e ovviamente c’è Kurt Russell. E’ lui che dà il volto e il ghigno dell’antieroe per eccellenza del cinema carpenteriano. Un antieroe a cui non frega niente del Presidente degli Stati Uniti. Un uomo solo, un Rambo mezzo cieco, cinico e solitario.
A fare da supporto a una storia assolutamente originale, la colonna sonora di Carpenter, ansiogena e claustrofobica quanto basta. La fotografia di Dean Cundey e le scenografie curate da Joe Alves.
La fotografia di Cundey merita qualche riga in più. Il Cinema di Carpenter è un cinema prettamente notturno, oscuro. In Escape From New York viene esaltata questa matrice buia, grazie alla fotografia. Se già in The Fog o in Halloween avevamo avuto un assaggio della fotografia dark di Cundey, in questo film viene esaltata e portata a livelli estremi.
L’atmosfera del film è prettamente surreale, con personaggi memorabili – un nome su tutti Jena Plisken ma anche The Duke, il Duca – e sequenze spettacolari. E’ un film distopico. Si ha l’impressione di trovarsi dinanzi a un videogame, con musica e atmosfera misteriosa e surreale. Un videogame diviso in livelli sempre più difficili fino alla missione finale.
Il cast del film può contare sulla presenza di Kurt Russell. Carpenter aveva già collaborato in Elvis, ma è grazie a questo film che tra i due nasce una vera e propria amicizia. Oltre a Russell troviamo Adrienne Barbeau, già vista in The Fog e all’epoca compagna del regista, Lee Van Cleef attore-feticcio di Sergio Leone, Donald Pleasence, Ernest Borgnine e Isaac Hayes.
Ma ci sono anche Harry Dean Stanton, Frank Doubleday e Debra Hill, sceneggiatrice storica di Carpenter che qui presta la voce al computer.
Escape From New York è la summa del Cinema carpenteriano. C’è ogni tipo di passione e ossessione del regista. Dal genere western alla colonna sonora, ogni dettaglio di questo film è reso alla perfezione. Ogni cinefilo appassionato dovrebbe vedere e rivedere questo film, che ha segnato indelebilmente un’epoca e ha fatto conoscere al mondo il talento di John Carpenter.