Judge Dredd Isola di Smeraldo, i giudici secondo i creatori di Preacher. Garth Ennis e Steve Dillon narrano le vicende del violento giudice del futuro. La nostra recensione

Un futuro lontano, una realtà dispotica ed una giustizia sommaria affidata ad un corpo chiamato Giudici.
La realtà creata per Judge Dredd da John Wagner (testi) e Carlos Ezquerra (disegni) da un’idea originale di Pat Mills nel 1977 è molto più di una sonora critica verso un mondo fondato sulla paura e, spesso, sbilanciato sulla sicurezza inutile ma un vero e proprio progetto nato dall’osservazione di una realtà in continuo cambiamento.
Come capitato per altri per altri personaggi sui generis – Costantine (recensioni qui e qui) – anche il violento giudice tutore della legge è stato plasmato dall’autore più spudorato e politicamente scorretto della scena fumettistica: Garth Ennis.
Con Judge Dredd Isola di Smeraldo, in cui figura anche Steve Dillon (disegnatore di Preacher e di tanti altri lavori di Ennis), il fumettista britannico riesce – in un sol colpo – ad esaltare il personaggio in questione e, allo stesso tempo, porre l’accento su cosa si possa intendere con la parola giustizia ai giorni nostri.
La storia narra di una rivolta nata sull’Isola di Smeraldo – la vecchia Irlanda divenuta negli anni un parco turistico a tema – dove Dredd è chiamato a risolvere la situazione e scovare Bonnie Staples, leader dei rivoltosi e killer professionista (blitzer) ricercato dalla legge.
Attraverso una trama appassionante e dominata dalla violenza – tipica di Judge Dredd – ed una serie di espedienti letterari che attirano l’attenzione del lettore, Isola di Smeraldo si presenta come un’ulteriore perla del padre di Preacher.
Il primo – e maggiormente evidente – elemento della storia è senza dubbio la società dispotica che gira attorno alle vicende dei giudici in cui l’autore sembra, in specifiche occasioni, sottolineare cosa potrebbe accadere qualora il confine tra sicurezza e giustizia fosse talmente labile da rasentare l’ottusità.

Proprio questo elemento, che in un certo senso fa riemergere il messaggio lanciato da John Wagner, porta ad un secondo elemento dove Ennis modella a propria immagine il Dredd pensiero.
La totale messa in discussione della giustizia, infatti, si lega proprio al primo monito lanciato attraverso le ambientazioni.
Dredd non è assolutamente un personaggio positivo – sin dalla sua nascita – e con il fumettista britannico diventa ancora di più colui che impedisce di capire chi siano i buoni e chi i cattivi, dove arrivi la giustizia e dove la mera esecuzione di una legge restrittiva (totalmente) e quale sia il vero scopo dei giudici e dei loro nemici nella società descritta.
Tutto ciò, quindi, porta alla creazione di una realtà fondata sull’inganno – come mostrato dal mistero delle patate irlandesi – e ad un mondo creato esclusivamente per essere governato secondo un’unica visione.
Inoltre, data la peculiarità del giudice di esibire un linguaggio a dir poco sboccato, Judge Dredd Isola di Smeraldo ben si presta allo stile di Ennis nei dialoghi che con grande facilità consente a Judge Dredd di essere più esplicito che mai nei suoi interventi.
Infine, ma non per minore importanza, Steve Dillon e i suoi disegni che da un lato rendono giustizia ad un genio visionario e dall’altro – grazie ai giochi di colori ed ombre, i primi piani ed una suddivisione delle tavole in molte didascalie – realizza un’ambientazione degna del giudice più violento e senza scrupoli di Mega City Uno.