Il 3 luglio 1999 a Palestrina termina la stupefacente parabola dei Morphine. Raccontiamo la loro storia su Diario di Rorschach
Grazie Palestrina. È una serata bellissima, è bello stare qui e voglio dedicarvi una canzone super-sexy.
Dopo queste parole, pronunciate il 3 luglio 1999 durante un concerto nell’ambito della famosa manifestazione Nel Nome del Rock di Palestrina (Roma) Mark Sandman, leader dei Morphine, si accascia al suolo e non si rialza più. Muore a 46 anni.
Flashback
Boston, 1990. Mark Sandman, artista già conosciuto nella scena underground della città del Massachusetts, attivo in diverse band, tra cui Treat Her Right, gli Hypnosonics, The Pale Brothers e Supergroup, crea i Morphine. Il suono e la strumentazione dei Morphine è qualcosa di inusuale e originale. Il sassofono baritono è nelle salde mani di Dana Colley, mentre le percussioni sono di Jerome Deupree. Sandman è il cantante e il bassista della band, un terzetto che nel pieno dell’exploit del grunge non ha chitarre. Il basso a due corde è inventato e suonato da Sandman, prendendo spunto, si racconta, da strumenti africani.
Il genere in cui collocare i Morphine ha rappresentato sin da subito non pochi quesiti. Si è tentato con Low Rock. Blues Rock. Indie Rock. Mark Sandman in un’intervista sintetizza il loro stile in grunge implicito più che altro per l’arco temporale in cui sono usciti i dischi dei Morphine, ovvero durante tutti gli anni novanta. Ascoltando i Morphine si ha la sensazione di trovarsi dentro un locale di un film noir degli anni cinquanta, di quelli con Humphrey Bogart e con dive del Cinema bellissime e impossibili.
I Morphine sono la colonna sonora della notte. E della solitudine.
La loro esperienza baritona – altra definizione geniale di Sandman – ha forti influenze sia jazz che blues.
Il loro primo album, Good è del 1992 e riceve delle critiche positive e un certo successo. Malinconico, nostalgico, dalle atmosfere noir, originale, retro, è il primo LP di una sorta di trilogia che comprende i due dischi. Il basso a due corde e il sax producono un suono irregolare e vitreo. La batteria jazz crea figure in movimento e avvolgenti come la notte. La band lavora per sottrazione, eliminando tutti gli elementi inutili – comprese le chitarre qui completamente assenti – e creando un sound spoglio e ricco di atmosfera.
The Other Side, I Know You e Have A Lucky Day si appicciano in testa. You Look Like Rain è un brano liquido con Sandman intento a recitare più che a cantare facendo diventare la sua voce uno strumento vero e proprio. Lisa è una delle tante donne di cui Sandman canta.
Nel corso della carriera dei Morphine Sandman si segnalerà per storie di donne immaginarie (reali?) disperate, volubili, scontrose.
La profonda oscurità del basso risucchia i brani di Good in ballate jazz. Il sax baritono di Dana Colley ci conduce alle danze una sorta di faro nella notte, Deupree affonda sui ritmiche a volte forsennate a volte oscure. Good è considerato una pietra miliare della musica rock degli anni novanta.
Il loro secondo album, Cure for Pain, è del 1993 e porta al successo il gruppo. Canzoni come Thursday e Buena vanno in onda nelle radio indipendenti. Il disco vende trecentomila copie e la rivista Rolling Stone lo definisce il maggior successo underground del 1994. Il disco approfondisce gli arrangiamenti scarni del precedente LP arricchendo la strumentazione – qua e là fanno capolino un’impercettibile chitarra acustica, percussioni, un organo e persino un mandolino come in In Spite Of Me – e diradando in parte la fitta coltre di nebbia che sembrava soffocare piacevolmente Good. C’è spazio anche per una certa psichedelia come in A Head With Wings, uno dei brani meno conosciuti ma più importanti dei Morphine.
Cinque canzoni del disco vengono inserite nella colonna sonora del film Spanking The Monkey. Cure For Pain è un disco più maturo e accessibile del precedente. Le liriche di Sandman raccontano di amori fuori dalle righe, di solitudine, di pioggia e soprattutto, raccontano di notti fumose. Sandman si erge, sin da subito, a scrittore disperato e colto. Indubbiamente originale, nei suoi testi e nell’approccio alla forma-canzone. Un Tom Waits più oscuro.
Nel 1995 esce il loro terzo album, Yes, che riscuote un buon successo. Musicalmente il terzo LP è più solare dei precedenti, flirtando con un certo boogie e rhythm’n’blues tipico degli anni cinquanta. Yes è l’album più accessibile dei Morphine. Intrigante è in questo senso l’opener Honey White trascinante blues nevrotico e incalzante. Super Sex è uno slow funk con la voce di Sandman che sembra uscire direttamente da un disco dei Doors. I Had My Chance è una marcia funerea ipnotica e lisergica.
In generale Yes è il disco più rock della band, pur non avendo chitarra elettrica. Tre canzoni – ovvero Honey White e Super Sex, dall’album Yes, ed I Know You (Part I), dall’album Good – vengono utilizzate da Carlo Verdone per il suo film Viaggi Di Nozze del 1996.
Honey White viene utilizzata nella famosa scena di sesso in macchina sull’autostrada; Super Sex durante i cambi di abito Jessica, personaggio interpretato da Claudia Gerini e I Know You (Part I) fa parte dei titoli di coda del film.
La band parte per un tour per promuovere l’album. Stati Uniti ma anche Europa, Giappone e Australia. Nel 1997 i Morphine fanno uscire Like Swimming. Anche questo album ha successo, ma non porta innovazioni sostanziali. Si avverte una certa stanchezza compositiva, ormai le due corde del basso girano su sé stesse provando strade già collaudate.
Rimane l’alto livello qualitativo e l’ispirazione swing anni cinquanta che si connette col precedente Yes. Un paio di brani da segnalare: il blues Early To Bed, che offre piacevoli fraseggi fra i due sax, tastiere morfeiche ed un ritmo sincopato che crea un’atmosfera particolare, e Murder For The Money, ritmato e potente, con voci sovrapposte, percussioni tribali, chitarra d’ispirazione hendrixiana, per poi quietarsi regalando un viaggio rilassante. E’ ormai chiaro che la formula dei Morphine inizia a stare stretta al gruppo.
Nel 2000 – qualche mese dopo l’inaspettata morte del frontman – esce The Night, l’ultima espressione in studio della band, completato prima della morte di Sandman.
Era già chiara l’intenzione di Sandman – che produce anche l’LP – di espandere il tipico sound dei Morphine con arrangiamenti più ricchi, inserendo parti per piano (The Night), organo, strumenti esotici (Rope On Fire) e addirittura cori femminili (Like A Mirror, Top Floor, Buttom Buzzer).
The Night è il canto del cigno dei Morphine, ma è anche il capolavoro del terzetto bostoniano. Il mood dell’LP è quello oscuro e dolente tipico dei Morphine. Uno spleen che non sa di depressione adolescenziale tipica del grunge dell’epoca, ma di attrazione per il lato più oscuro e al tempo stesso vero della vita. The Night è da annoverare fra i loro grandi capolavori. Guidato dagli aggraziati lamenti di un violoncello e dai ritmi concitati della batteria, il brano gira vorticosamente su se stesso in un tripudio di romantici assoli di sax e canto disperato, congiungendo idealmente l’esistenzialismo di Leonard Cohen e l’oscurità del miglior Tom Waits.
The Night suona come l’epitaffio ideale, sembra quasi che Sandman dall’Oltretomba voglia tranquillizzare i suoi fan attraverso il classico sound della sua band. Il jazz più fumoso, il vecchio blues dei perdenti degli anni Trenta e il Tom Waits più recente si fondono in un disco ricco, complesso, oscuro.
Si dice che fosse intenzione di Sandman continuare coi Morphine attraverso un nuovo linguaggio, quello appunto di The Night. E’ comunque innegabile che in questo disco i Morphine virino decisamente verso una musica ancor più introspettiva e notturna, con arrangiamenti più corposi e una maggiore varietà strumentale. A distanza di vent’anni dalla sua scomparsa, Sandman è più vivo che mai. I suoi Morphine continuano a fare scuola, attraverso una musica assolutamente originale e introspettiva.