Storie di sport, in occasione del prossimo Mondiale di calcio, ricorda uno degli episodi più inconsueti in questa disciplina. La strana punizione di Joseph Mwepu Ilunga nella partita Brasile – Zaire

La stagione calcistica nazionale si è conclusa da poco e, fra vincitori e vinti, tutti ormai sono proiettati verso la nuova competizione estiva: i Mondiali di Russia.
Purtroppo, come ahimè tutti sappiamo, la nostra nazionale non è riuscita a qualificarsi al torneo – con magra figura dopo lo spareggio con la Svezia – ma è innegabile che ognuno di noi, pur da spettatore disinteressato, godrà dello spettacolo di questa competizione internazionale.
Per omaggiare l’evento, Storie di sport ricorda uno degli episodi più inconsueti nella storia del calcio: la strana punizione di Joseph Mwepu Ilunga durante il Mondiale del 1974.
Fra le tante Storie di sport raccontate, quella di Joseph Mwepu Ilunga e della sua squadra è particolarmente significativa perchè raccoglie in sè non solo il senso pieno della disciplina ma anche quella voglia di vivere – opponendosi con qualunque mezzo al desposta di turno – nonostante l’umiliazione personale e sportiva subita.
Ma andiamo per ordine.
Siamo nel 1974, il Congo ha cambiato da poco il suo nome in Zaire e la presidenza è nelle mani di Mobutu Sese Seko che raggiunge i vertici dello Stato dopo aver deposto il presidente Joseph Kasa-Vubu con un golpe nel 1965.
La particolare situazione della nazione africana impone un’attrattiva talmente forte da distogliere l’attenzione dalla realtà da un lato e presentare la magnificenza del territorio – unito subolamente nello sport – dall’altro.

La nazionale di calcio, come accaduto anche in altre occasione, fornisce l’occasione a Mobutu di perseguire il proprio scopo e, dopo la splendida vittoria della Coppa d’Africa nello stesso anno, sente di aver raggiunto il proprio obiettivo con il Mondiale di Germania.
I campioni africani si presentano, quindi, alla rassegna irridata senza nessuna grande pretesa ma con l’intenzione di far bene di fronte ad un pubblico internazionale.
La prima partita, infatti, nonostante la sconfitta (0 – 2 con la Scozia) sembra aver lasciato uno spiraglio allo Zaire – almeno di punteggio nel girone – ma qualcosa comincia a marciare nel verso sbagliato.
Il rapporto tra il dittatore – onnipresente con i suoi uomini nella squadra – e la nazionale comincia ad incrinarsi un pò alla volta e la seconda partita – con eccessive ingerenze governative, come l’imposizione di sostituire il portiere sul 3 – 0, e la presunta sparizione dei premi – fa crollare la compagine sul campo (9 – 0 il risultato finale con il nostro Joseph Mwepu Ilunga a subire un’espulsione assegnata alla fine ad un suo compagno) con la Jugoslavia.
La reazione di Mobutu di fronte a quella umiliazione è a dir poco spropositata e, con i giocatori ormai alle strette con il dittatore, si impone a tutti di non subire più di tre goal nella partita successiva a costo della loro vita.
Lo Zaire, allo sbando dopo la minaccia subita, si trova quindi con l’esistenza di ognuno appesa ad un filo, soprattutto perchè l’avversario da cui non subire l’ennesima goleada è il Brasile di Jairzinho e Rivelino.
E’ il 22 giugno del 1974 e allo Stadio Gelsenkirchen si affrontano l’ormai eliminato Zaire ed il Brasile campione in carica.
La partita va esattamente come deve andare, con un controllo totale dei sudamericani contrapposto al tentativo disperato degli africani per subire meno reti possibili.
La svolta, però, si ha all’85 minuto quando, sul punteggio di 3 – 0, viene concessa una punizione al limite dell’area dello Zaire.
Con il cuore in gola per la possibile rete (con Rivelino pronto a battare nuovamente il portiere avversario), che ne avrebbe sancito la fine al termine della gara, il nostro Joseph Mwepu Ilunga si rende protagonista di uno dei gesti più anomali dell’intera storia calcistica.
Accecato dall’ansia di poter essere ucciso dopo cinque minuti circa, il terzino destro corre verso la palla e la spara il più lontano possibile.
Joseph Mwepu Ilunga, nonostante l’umiliazione subita per quell’insolito gesto (i giocatori vengono tacciati di non conoscere le regole dello sport) riesce quindi a salvare se stesso e i suoi compagni, rivelando questo episodio particolare fra le Storie di sport solamente venticinque anni dopo.
Quel gesto sconsiderato, dettato dal disperato tentativo dei giocatori di rimanere in vita, servì quindi tanto a salvarsi quanto a riprendersi quel protagonismo troppo spesso celato – soprattutto nel calcio – da un mondo fondato sulle frivolezze.
Buon Mondiale a tutti da Storie di sport