Garth Ennis

Hellblazer: Abitudini pericolose (Dangerous Habits). Il John Constantine secondo il padre di Preacher

Hellblazer: Abitudini pericolose (Dangerous Habits), il John Constantine secondo Garth Ennis. La recensione del ciclo di storie sul mago della Dc Comics su Diario di Rorschach


 

Hellblazer: Abitudini pericolose
Hellblazer: Abitudini pericolose (Dangerous Habits) – La copertina del fumetto

John Constantine è uno dei tanti personaggi sui generis che costella l’immensa galassia di antieroi creata dalla Dc Comics.

Fuori da qualunque schema, così come il suo ideatore Alan Moore, il mago biondo dall’impermeabile color cachi esordisce nel 1985 all’interno della seconda serie del fumetto Swamp Thing.

Dopo aver conquistato il pubblico ed ottenuto una serie propria (Hellblazer, per l’appunto) distribuita dalla Vertigo, il personaggio cambia più volte vita grazie ai diversi autori che ne hanno curato la linea editoriale.

Uno degli autori che ha maggiormente saputo giocare con Constantine è Garth Ennis, fumettista originario dell’Irlanda del Nord, che nel 2005 rivisita tanto il personaggio quanto la serie regolare con una storia tipica del suo genio: Hellblazer: Abitudini pericolose .

Con l’aiuto di Will Simpson ai disegni, con un compito più che arduo data la portata e lo schema della storia, il padre di Preacher mette in piedi un’ulteriore caratterizzazione del personaggio creato dal mago britannico.

Hellblazer: Abitudini pericolose, infatti, è un ciclo di cinque storie in cui – cercando di riportare l’antieroe con forza ai fasti di un tempo – i diversi elementi presenti vanno ad integrarsi con una scrittura particolare, tipica dello sceneggiatore.

In questa nuova avventura il mago è alle prese con un problema alquanto serio che lo coinvolge in prima persona: un tumore ai polmoni.

Dopo una ricerca per tentare di evitare la morte – e farsi torturare eternamente dal demonio – coinvolgendo amici di vecchia data, Constantine organizza uno stratagemma che, a contatto con l’occulto, lo libererà da quella mortale piaga.

Ciò che risalta immediatamente nel lavoro di Ennis è la modalità con cui scorre la narrazione.

Difatti, concendendo poco spazio ai dialoghi, viene costruita una storia in terza persona che da un lato tende ad unire il lettore ed il protagonista – con un confronto continuo con l’interiorità di John man mano che si evolve la situazione – e dall’altro a ribaltare le regole standard dei fumetti in cui il filo della storia viene fatto proprio da un narratore terzo.

Hellblazer: Abitudini pericolose
Hellblazer: Abitudini pericolose (Dangerous Habits)

In questo tentativo di riscrivere i canoni dei fumetti, Ennis inserisce anche un forte messaggio che sfrutta totalmente le caratterische del mago investigatore (di per sè cinico).

Servendosi della magia presente nel fumett in senso lato e facendo rientrare John Constantine totalmente nel mondo dei mortali, l’autore rende al meglio la visione di una realtà in cui la semplicità è spesso messa da parte a favore di quanto più futile esista – concenzione mostrata alla perfezione nel rapporto tra il protagonista e Matt, un malato terminale, e fra John ed i suoi più cari amici – e l’eccessiva distanza fra coloro che sono costretti a fare i conti con la vita di tutti i giorni e quella piccola élite di privilegiati.

Il dato in questione, inoltre, consente anche di modellare a propria immagine il personaggio – rappresentando Constantine ancor più cupo e riflessivo – e, allo stesso tempo, influenzare la sua storia attraverso eventi cruciali per il prosieguo della serie.

A tutto questo  si associa anche il consueto linguaggio sboccato tipico del fumettista – che caratterizza ancora di più questo ciclo di Hellblazer: Abitudini pericolose  – e la scansione dei tempi in cui ci si avvia verso un naturale sviluppo della storia.

Infine i disegni di Will Simpson che a differenza di Dillon (storico collaboratore di Ennis con cui realizzerà anche altre storie di Hellblazer) tendono a far prevalere un tratto meno deciso, con ombre diffuse, e la mimica facciale e corporea (anche a causa dello stile utilizzato).

Alessandro Falanga

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