Happy!, il duo formato da un ex investigatore, ora killer a pagamento, ed un cavalluccio alato. La nostra recensione dello straordinario lavoro di Grant Morrison

Un’ambientazione dark, una città immersa nell’oscurità ed un eroe tormentato dal suo passato.
Non siamo nella mitica Gotham City di Batman, anche se le caratteristiche descritte riportano alla celebre città del vigilante interpretato da Bruce Wayne, ma nella splendida realtà di un genio come Grant Morrison.
Nel 2013, cavalcando l’onda dei fumetti d’autore, lo sceneggiatore scozzese riesce a rompere l’immaginaria barriera costituita da Marvel e Dc Comics e portare in auge una mini serie fuori da qualsiasi schema attraverso il supporto della Bao Publishing: Happy!.
Pur muovendosi nel suo consueto mondo, fatto di antieroi e totalmente immerso nella realtà di tutti i giorni, con Happy! il fumettista consente ai comic book di compiere un vero e proprio salto di qualità non solo tracciando una nuova linea nel genere ma modellando anche i tratti delle storie noir.
Grazie alle spettacolari tavole di
La sua vita cambia totalmente quando, a seguito di un conflitto a fuoco con quattro individui appartenenti alla mala, rimane ferito venendo trasportato d’urgenza in ospedale.
Proprio nel tragitto percorso sull’ambulanza, in cui Nick sfoggia tutte le sue cazzutissime qualità (impone, praticamente, la sua cura ai paramedici presenti), l’ex detective conosce il cavallino alato Happy, che solamente lui può vedere, che si presenta come amico immaginario di una bambina rapita (Haley) che solo Sax può salvare.
Dopo una serie di prove e riprove – straordinaria la scena del poker con il baro LeDeek – Nick viene convinto dall’insolito personaggio a cercare la bambina scomparsa, andando incontro (inconsapevolmente) ad un intrigo legato tanto alla sua storia personale quanto a quella degli ultimi giorni vissuti.
Happy!, grazie sia alla storia che agli eccenzionali disegni, può essere considerato come il capostipite di una nuova era di fumetti.
Partendo dal soggetto, infatti, si nota come Morrison sia riuscito immediatamente a catturare l’attenzione attraverso l’unione di due figure così diverse e così uguali fra loro.

La contrapposizione Sax/Happy, messa in risalto anche dalla differente luce utilizzata (toni scuri per l’ex investigatore ed il suo mondo e luminosi, con il blu che risalta maggiormente, per il cavallino alato), cerca di unire dei mondi non troppo diversi tra loro e con la necessità di collaborare per ritrovare la retta via.
L’ultimo punto, fin troppo evidente nei protagonisti, viene reso dall’autore come elemento centrale di un’intera storia in cui Happy deve riconquistare Haley – che non è riuscita a difendere durante il rapimento da parte di un Babbo Natale tossico ed alcolizzato – e Sax deve riscattare una vita distrutta da una quotidianità fin troppo legata al malaffare.
In pratica il cavallo alato è tutto ciò che serve per ritrovare quel minimo di speranza peduta negli anni da Sax e l’investigatore tutto ciò che serve ad Happy per assaporare il marciume di quella realtà degradata.
A tutto questo, inoltre, si associa la perfetta scansione dei tempi dettata da Happy!, dove alla netta divisione tra un fase e l’altra del rapporto fra i personaggi – in cui spiccano, su una pagina di colore blu chiaro, le piume di Happy – si alternano flashback sul passato di Nick Sax e le conseguenti implicazioni nel salvataggio che sta per compiere.
Il linguaggio sboccato, tipico quasi di un Garth Ennis di altri tempi, e la durezza nei toni presentata nel fumetto rappresentano, poi, la degna cornice ad un lavoro al di fuori da tutti i canoni fumettistici.
Infine, è impossibile non citare
Il contrasto di colori, le tante scene d’azioni, la differenza di tratto fra i protagonisti ed i tanti primi piani – dove la violenza gratuita si spreca – inseriti nella mini serie colgono pienamente l’essenza di questo lavoro che cerca di aggiungere quel pò di pepe necessario all’incredibile mondo dei fumetti.