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Daredevil – Guardian Devil, Diavolo Custode il fumetto che salvò la Marvel

Su Diario di Rorschach parliamo di quando Joe Quesada salvò il mondo del Fumetto. Parliamo di Guardian Devil, una storia di Daredevil scritta da Kevin Smith


Fine anni novanta. A Joe Quesada viene data carta bianca per il lancio delle testate dell’universo Marvel Knights. La scommessa di Quesada è di riportare in vita un titolo ormai sull’orlo del fallimento – quello di Darevil – e affidarlo a Kevin Smith, giovane regista di culto grazie a Clerks. Cosa c’entra un regista di Cinema con il mondo del Fumetto? Kevin Smith non ha mai scritto un fumetto, nonostante ne sia un accanito lettore, tanto di Devil quanto di Batman. La scelta di Quesada è temeraria ma anche azzeccata dal punto di vista del marketing dato che attira l’attenzione della stampa verso questo strano connubio. 
La saga in otto capitoli che rilancia la testata di Daredevil è Guardian Devil conosciuto con il titolo di Diavolo Custode. 

Guardian Devil è una storia che parte come un omaggio all’universo di Frank Miller. Vi ricordate Reborn? In quella storia Matt Murdock perdeva tutto. Il suo lavoro, la sua casa, i suoi amici. Kevin Smith parte da questa storia per continuare il discorso intavolato da Miller. Guardian Devil coinvolge tutti i personaggi che appartengono all’universo di Devil. E’ una spietata critica verso i meccanismi del fumetto seriale americano – visti da un appassionato di fumetti ovvero Smith – ma anche verso la religione, altro tema-chiave.

Matt Murdock si trova al centro di un’incomprensibile vicenda dai tratti sovrannaturali e religiosi. L’elemento chiave è una bambina, dalla cui salvezza o morte sembra dipendere il destino dell’Umanità. O forse semplicemente quello di Murdock. La bambina sembra essere una sorta di Angelo dell’Apocalisse, una figura vitale per la continuazione o la distruzione dell’Umanità. 

Su Matt si abbatte lo scudo della Colpa Divina. Ma tutto ciò non è che uno scherzo del buon Smith. Il regista gioca tanto con Murdock, come personaggio dai nobili sentimenti e continuamente combattuto tra la fede e l’oblio, quanto con il lettore, che da un momento all’altro vede scomparire le miserie e i drammi dell’Uomo per essere introdotto in una vicenda molto più prosaica il cui fine è quello di mostrare la miseria, la tristezza e la solitudine del Male. Tanto rumore per nulla, viene da dire.


Dietro questa storia di morte, caduta e rinascita, c’è un uomo sull’orlo della morte: Quentin Beck, conosciuto dai lettori come Mysterio. Uno dei nemici storici di Spider-Man – che ci regala un cameo – che in questo caso sceglie l’alter ego di Matt Murdock per architettare un’uscita trionfale, calibrando bene il rischio dell’ennesima figuraccia. Mysterio è un villain sull’orlo del tramonto. Appartiene alla Silver Age e le cui apparizioni negli anni Novanta sono ricordate addirittura con un certo imbarazzo. Kevin Smith prende un villain che ha finito da tempo di incutere timore e gli fa recitare un copione. Lo usa e poi lo getta via come uno straccio. Privandolo di ogni briciola di pazzia o di follia alla Joker.

Quentin Beck è patetico, pur mettendo in piedi un piano pieno di effetti speciali. Mysterio sceglie Daredevil perché anche lui è una mezza tacca, un supereroe di quartiere quindi poco celebre e poco affidabile (altra critica di Smith all’universo dei fumetti).

L’atto finale non fa che aumentare il disprezzo per questa figura meschina. La genialità del regista è soprattutto nell’uso strategico del lungo monologo del villain che è mal sopportato dallo stesso Matt Murdock, che alza gli occhi al cielo così come il lettore che sa che sta per sorbirsi l’ennesimo imbarazzante dialogo a senso unico da parte del cattivo di turno. Che noia, sembra esclamare Murdock e con lui il lettore. Uno stratagemma narrativo utilizzato da Alan Moore in Watchmen grazie all’astuta e diabolica figura del villain di turno e che Smith cristallizza in un tono patetico, che sfocia in una critica parodistica del fumetto classico mainstrem americano.

Al di là della critica al fumetto e della decostruzione del cattivo di turno, Guardian Devil riesce a trasformarsi con le pagine anche in un fumetto serioso grazie a un avvenimento tragico per i lettori di Devil, ovvero la morte di Karen. Durante uno scontro con Bullseye, storico nemico di Devil incaricato di recuperare la bambina, Karen viene uccisa. In una chiesa. Viene nuovamente sottolineato il profondo dramma religioso ed esistenziale di Murdock. Kevin Smith fa vivere nell’ennesima caduta il momento ateo del diavolo rosso. Lo spinge persino a rinnegare Dio a più riprese e alla blasfemia al cospetto di sua madre, ormai da anni consacrata e consegnatasi al volere divino.

Guardian Devil non è la miglior storia di Daredevil. Certamente è il fumetto che più di altri ha sfruttato alcune vicende-chiave del Diavolo Rosso e ha dato nuova linfa vitale al personaggio di Matt Murdock. Un uomo sempre in bilico, sempre diviso a metà ma anche deciso a rimettere in piedi la propria vita, senza arrendersi mai.

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