La banda degli amanti, l’incontro fra i due celebri personaggi nati dalla mente di Massimo Carlotto. La nostra recensione del romanzo del 2015 edito E/O

Due persone unite da un identico passato ma, a loro modo, totalmente differenti fra loro.
Marco Buratti alias Alligatore e Giorgio Pellegrini, l’ex guerrigliero venduto alla piccola borghesia bigotta veneta, sono due personaggi che oltre a rendere noto il talento letterario di Massimo Carlotto, sono diventati i volti principali di un’Italia vista sotto una diversa prospettiva.
Nel 2015, grazie ad un’operazione di ricognizione generale, lo scrittore veneto decide di far incontrare i due maggiori protagonisti delle sue storie all’interno di un romanzo che da un lato omaggia le sue principali creature e dall’altro porta il lettore in una nuova fantastica avventura narrativa.
La banda degli amanti (edito E/O, 2015), infatti, non solo rappresenta tutto ciò che un appassionato di Carlotto possa chiedere ma anche la risposta al quesito su cosa accadrebbe se due individui come Buratti e Pellegrini incrociassero i loro destini.
La trama ruota attorno al rapimento di Guido Di Lello, tranquillo professore universitario, attraverso un diabolico metodo che coinvolge la sua amante.
Proprio la signora Oriana Pozzi Vitali – l’amore clandestino dell’accademico – chiama in causa l’Alligatore e la sua banda per scoprire la verità sulle sorti di Di Lello, portando il trio a stretto contatto con la Nena ed il perverso mondo del suo proprietario.
La banda degli amanti, proprio per il perfetto esperimento portato alla luce dell’autore, si presenta al grande pubblico come una delle più belle sorprese del noir sui generis all’italiana.
Il pilastro dell’intera storia è dato proprio dalla centralità dei due personaggi che oltre a far scorre in maniera perfetta gli eventi – gestiti, come al solito, a loro immagine e somiglianza – , catturano l’attenzione del lettore attraverso l’ eccellente interazione fra le due opposte figure.

Per completare questa operazione, però, lo scrittore è costretto ad isolare l’Alligatore – al contrario di Pellegrini che da buon predatore solitario si muove già singolarmente sulla scena – dai due colleghi (Beniamino Rossini e Max la Memoria) con l’aiuto di sottotrame che risultano decisive per le sorti della saga sull’investigatore senza licenza.
Per collegare al meglio i due filoni, inoltre, Carlotto utilizza un espediente in cui, quasi in punta di piedi, si amalgama la storia dei due.
Difatti, attraverso la riproposizione di una scena tipica di Alla fine di un giorno noioso (Pellegrini, rivolgendosi a Buratti e Max la Memoria giunti alla Nena, dice “Vi spiace cogliere queste due bellissime dame” – la moglie Martina e l’amante Gemma – “al vostro tavolo?”), si presenta uno scenario che preannuncia un piano dello stesso proprietario del locale in questione e lo immerge nel più classico dei romanzi sull’investigatore.
A tutto ciò, inoltre, viene associata la diversa descrizione degli eventi attraverso un rapido cambio di prospettive in cui i protagonisti narrano i fatti – o vivono la scena – in base al loro punto di vista.
Infine il colpo di scena finale, dove si ha una sorta di normalizzazione delle singole vite, che porta La banda degli amanti a lasciare la porta aperta a qualsiasi tipo di scenario futuro e qualsiasi tipo di evoluzione nelle esistenze dell’Alligatore e la sua banda e Giorgio Pellegrini.