Storie di sport – Quel maledetto time out: la finale NCAA tra Michigan e North Carolina

Storie di sport e la storia del time out maledetto. Il racconto degli ultimi secondi della finale NCAA del 1993 tra Michigan e North Carolina University


Storie di sport – Chris Webber durante la finale NCAA del 1993

Il basket è una disciplina in cui il minimo errore, dettato da una palla persa o una distrazione collettiva nell’eseguire un semplice schema, è in grado di compromettere una prestazione stellare fino ad un momento prima.

In occasione della March Madness 2018 – il torneo NCAA dedicato alle squadre di college – Storie di sport omaggia il fantastico mondo della pallacanestro giovanile a stelle e strisce con una delle finali più avvincenti nella storia della palla a spicchi universitaria.

Come accaduto in tante altre occasioni, anche questa volta Storie di sport compie un salto nel passato che ci porta al 1993 quando a giocarsi le sorti personali e di squadra sono Michigan e North Carolina.

La 55° edizione della kermesse universitaria viene ricordata oltre che per il talento in campo anche per un celebre time out che ne sancì l’immortalità nel mondo del college basketball.

Ma andiamo per ordine.

Rispetto al mondo degli adulti, la NCAA ha da sempre entusiasmato gli appassionati sia per quelle regole fuori dai canoni comuni – due tempi invece di quattro quarti e lo smisurato utilizzo della zona in campo – che per i finali a dir poco mozziafato.

Queste caratteristiche, che determinano la vivacità delle partite, si sono rese più che visibili – esaltando al massimo questo sport – nella gara in questione dove, partendo dai valori dei singoli in campo, ci si aspettava un match meno combattuto del previsto.

Entrambe le squadre, infatti, si qualificano come prime nella propria divisione (la West e la East Region) ma il roster di Michigan – che annovera gente del calibro di Chris Webber, Jalen Rose ed un certo Robert Pelinka – sembra proiettato verso un facile controllo della partita.

Nessuno prima di quei fatidici secondi si sarebbe mai immaginato un epilogo simile e nessuno avrebbe mai considerato un semplice time out la causa di una disfatta dalle proporzioni epiche.

Lo spettacolo che le due compagini regalano al grande pubblico è fenomenale e con un testa a testa praticamente continuo, Michigan e North Carolina si apprestano a giocare gli ultimi scorci di una partita all’ultimo canestro.

Mancano 22″ secondi alla fine del match e, con il punteggio sul 73 – 71 per North Carolina, accade l’incredibile.

Pat Sullivan subisce un fallo che lo porta in lunetta e potrebbe chiudere definitivamente la gara dopo una serie di errori che hanno condotto la squadra di Steve Fisher  a riagguantare il risultato.

Il lungo mette il primo libero ma sbaglia il secondo con ancora 19″ da giocare.

Chris Webber si avventa sulla palla per far ripartire la sua squadra ma, a seguito di una mancanza di movimento da parte dei suoi compagni, si ritrova bloccato da due avversari.

La stella di Michigan è in totale difficoltà ed è proprio in questo momento che decide di commettere l’errore più grande della sua vita.

L’ala/centro di Detroit, per evitare di perdere il pallone in un momento così delicato della partita, chiama erroneamente un time out dal campo…

…Condannando la sua squadra alla sconfitta.

Difatti Webber non si rende minimamente conto che, avendo esaurito la sua squadra i break di gioco, quella chiamata gli costa un fallo tecnico – con relativo libero e possesso per gli avversari – ed una sconfitta garantita dopo aver assaporato la rimonta e la vittoria del titolo a pochi secondi.

La partita finisce 77 – 71, tra l’incredulità totale del giocatore – per quanto fatto – e dell’intera squadra.

Nessuna mai capirà  il perchè di quel gesto sconsiderato – fatto poi da un giocatore già di un livello superiore come la Power Forward – e l’unica cosa certa di quella spettacolare finale rimane la vittoria del terzo titolo per l’Università del North Carolina.

Buona March Madness 2018 a tutti da Storie di Sport

Alessandro Falanga

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