Toe Tags, l’esordio di George A. Romero nel mondo dei fumetti. La recensione della mini-serie ideata dal creatore dei morti viventi

L’horror è un genere che, al contrario di altri, non ha vissuto tante crisi ed anzi ha avuto una crescita – in particolar modo negli ultimi anni – attraverso opere su specifiche creature.
Fra i tanti mostri presentati negli anni, quelli che maggiormente hanno catturato l’attenzione degli appassionati sono gli zombies, presenti praticamente in qualsiasi ambito (cinematografico, letterario e fumettistico), che si sono fatti strada attraverso un genere del tutto a sè stante.
Nel periodo fra il dicembre 2004 ed il maggio del 2005, grazie ad una grande operazione editoriale, la Dc Comics rilancia la tematica zombie fra le sue testate con una mini-serie scritta direttamente dal padre dei morti viventi: George A. Romero.
Il regista e sceneggiatore americano, per la prima volta prestato ai fumetti, partorisce un lavoro in cui da un lato riesce ad esprimere al meglio le sue idee e dall’altro a sfruttare quanto più possibile il mezzo grafico per ostacolare tutte le limitazioni incontrate durante l’esperienza dietro la macchina da presa.
Nasce così Toe Tags, progetto del trio Romero – Castillo (disegni) – Ramos (chine) che oltre ad omaggiare il genio romeriano presenta anche una storia dal forte carattere socio – politico.
Toe Tags narra la storia di un gruppo di umani che aiutati dal non morto intelligente Damien – vero protagonista della storia – cercano di sopravvivere in un mondo sotto scacco degli zombie.
La mini-serie Dc Comics del 2007, oltre a lanciare il regista nel mondo dei fumetti, si distingue dalla classica tradizione zombistica fino a quel momento prodotta -seguendo per lo più le orme dei film di Romero – attraverso il messaggio che da sempre ha contraddistinto le creature dell’autore.

Infatti, con uno sguardo critico ai giorni nostri, Toe Tags porta alla luce tre punti salienti individuabili tanto nei sopravvissuti quanto nei morti viventi.
In primo luogo, la visione della realtà odierna viene resa grazie dalle due fazioni presenti che da un lato incarnano l’eccessiva corsa all’omologazioni (gli zombie) e dall’altra entità fin troppo convinte della propria superiorità tanto da giustificare una sanguinosa guerra.
Direttamente associato all’ultima tematica è anche il secondo punto, in cui Romero fa emergere pienamente la sua parte politicamente scorretta con un critica nei confronti della gestione del potre.
Nella visione di Toe Tags, difatti, il potere pre cotituito -con diversi richiami, chiaramente voluti, ai Repubblicani statunitensi – produce un meccanismo difficilmente controllabile se non con un forte accentramento delle risose e con un’inevitabile nuova realtà nelle mani di pochi eletti.
Infine, quasi a volere restituire un minimo di speranza al genere umano e non, Romero introduce una sorta di principio di ragionevolezza, riscontrabile nel protagonista della storia (Damien).
Creatura dalle sembianze zombie e dall’animo umano, rappresenta il perfetto equilibrio fra i due generi e attraverso il suo operato – cerca di salvare i sopravvissuti, fra cui la sua ex ragazza, ma anche fermare una situazione fuori controllo fatta di esperimenti, governi corrotti e falsi leader (sia negli zombie che negli umani) – viene riconosciuto come unica creatura in grado di poter sistemare la situazione di caos creatasi.
Proprio questo aspetto rappresenta una novità assoluta nella letteratura di genere – gli zombie intelligenti praticamente – che più volte, per ammissione dello stesso regista/sceneggiatore, si è cercato di introdurre (senza fortuna) nel cinema.
Menzione speciale per Castillo (disegni) e Ramos (chine), ahimè leggermente oscurati dal genio di Romero, che non solo hanno reso al meglio le idee dello sceneggiatore – puntando spesso sui primi piani – ma, attraverso un tratto deciso e diverse tavole dedicate, ricreato alla perfezione le tante scene di guerra fra fazioni.