La morte di Superman, la rinascita dell’uomo d’acciaio grazie alla sua dipartita. La recensione della storia a fumetti su Diario di Rorschach

La storia editoriale di un personaggio dei fumetti vive diverse fasi che possono portarlo, in pochi attimi, dalle stelle al dimenticatoio.
Proprio in situazioni come queste, però, i team creativi lanciano la propria sfida per riportare in augue uno dei tanti personaggi investiti da crisi passeggera.
Nel 1992 un contesto simile colpisce una delle maggiori testate della Dc Comics, Superman, con la squadra a capo della serie regolare alla ricerca della soluzione migliore per risollevare la testata.
Con l’editor Mike Carlin a coordinare l’Uomo d’Acciaio – con storie scritte da Dan Jurgens, Roger Stern, Louise Simonson, Jerry Ordway e Karl Kesel – si decide, in un primo momento, di optare per una fase rosa per il supereroe con Clark e Lois convolare a nozze.
L’idea, di per sè non rivoluzionaria, viene però improvvisamente abbandonata a causa da una Serie TV dell’ABC sul tema e il gruppo, quindi, si ritrova nuovamente a dover risolvere il problema iniziale.

Nel momento peggiore di Superman, a causa della mancanza di idee innovative per dare nuova linfa al fumetto, arriva come un fulmine a ciel sereno la soluzione.
Jerry Ordway, infatti, durante una riunione propone una delle idee più bizzarre per il mondo dei supereroi: far morire l’uomo d’acciaio.
Nasce così il progetto La morte di Superman, storia pubblicata sulla serie regolare nello stesso anno, che si configura come una delle migliori operazioni di marketing editoriale.
La morte di Superman, più che sulla storia, mira direttamente al clamore mediatico – dettato dalla dipartita del più forte ed amato personaggio – e alla riconversione umana – dettata dai nuovi canoni milerriani e mooriani – dell’alieno più terrestre dei fumetti.

La vicenda, che coinvolge anche la Justice League, narra lo scontro fra Superman e Doomsday, un’entità apparsa all’improvviso sulla terra con l’unico scopo di distruggere, e le fatiche dell’uomo d’acciaio per salvare la sua amata Metropolis dalla furia del mostro.
Con un arco narrativo apparentemente semplice, la Dc Comics grazie a La morte di Superman è riuscita a far risplendere ancor di più il personaggio attraverso una serie di messaggi specifici.
In primo luogo, attraverso la morte del più forte supereroe della casa si è cercato da un lato di sconvolgere l’intera platea di appassionati e non e dall’altro dettare nuove regole fra gli immortali.
Al pari dell’operazione compiuta con Alan Moore, si è inserito l’uomo d’acciaio in un contesto di gruppo – la Justice League formata da Booster, un Guy Gardner privato dell’anello di Lanterna Verde, Blue Beetle e altri personaggi minori – in cui riesce ad emergere con maggiore forza tanto per il suo amore verso la terra quanto per la sua debolezza – atipica per un personaggio come Superman – verso i tanti mali dell’universo.
Infine i disegni del trio Jon Bogdanove, Dan Jurgens e Tom Grummett che, grazie ad un tratto deciso e diverse scelte azzeccate nel rappresentare l’estenuante lotta fra i due titani, rende al meglio la narrazione e il dramma vissuto con la morte del (non più) semi-dio.
In sintesi, al di là delle polemiche sorte sulla slealtà nell’operazione di marketing compiuta, si può dire che La morte di Superman rappresenta un tassello importante non solo nella vita dei supereroi ma anche in quella dell’intera casa editrice, riscrivendo le regole dei fumetti attraverso la caduta del più forte personaggio della storia.