Ti rullo di cartoni, la nuova rubrica del Diario di Rorschach sulla musica demenziale. Il primo appuntamento dedicato ai precursori del genere: gli Squallor

Tra la fine degli anni sessanta e settanta, l’Italia viene investita da una nuova corrente musicale che si farà spazio, non senza sgomitare, fino ai giorni nostri.
Quella che, forse troppo semplicisticamente, viene definita musica demenziale nasce infatti durante il periodo di maggior fervore culturale dello scorso secolo e pone delle solide basi per una lunga vita.
Ti rullo di cartoni , dal brano del gruppo Skiantos (prossimamente protagonista sul Diario di Rorschach), è la nuova rubrica musicale – formata da tre appuntamenti – in cui si cercherà di omaggiare al meglio tre band italiane che hanno ridefinito la satira e la musica nel nostro Paese.
Questo viaggio temporale attraverso la nuova rubrica non poteva che partire da coloro che hanno fatto emergere il genere, mettendosi contro la perbenista penisola di quegli anni, e che possono essere considerati i padri della musica demenziale italiana: gli Squallor.
Nati nel 1969 – con la formazione classica composta da Daniele Pace (arrangiatore di tutte le musiche), Giancarlo Bigazzi (principale paroliere del gruppo), Alfredo Cerruti (voce narrante), Elio Gariboldi (che abbandona il progetto nel 1974 per motivi di lavoro) – gli Squallor devono il loro successo a quella maniera di guardare il nostro Paese in maniera semplice e sboccata.
Infatti, grazie a testi politicamente scorretti, la band riesce a mettere a nudo il malcostume dell’italica cultura di quegli anni celati da un buonismo generale diffuso su tutto il territorio.
Dopo l’affermazione musicale definitiva, avvenuta nel 1985 con l’album Tocca l’albicocca – dopo anni di lotte contro la censura e il conseguente sabotaggio radiofonico – , esplodono definitivamente con l’introduzione di Pierpaolo, personaggio inventato da Cerruti, nel programma satirico Indietro tutta.
La carriera musicale del gruppo, nonostante i cambiamenti epocali, continua anche negli anni novanta – dove si ha l’avvicendamento alla voce (con l’innesto di Gigi Sabani) e la collaborazione con Boncompagni, Santoro e Red Canzian (ai rutti) – dove viene confermato l’appeal di consensi attraverso l’album Cambiamento, ultimo della band.

Al di là dei facili giudizi sui testi, non del tutto privi di significato se ascoltati attentamente, si può dire che gli Squallor hanno fatto da apripista ad un genere a dir poco sui generis.
I temi quotidiani – imbrigliati nel gioco pubblico/privato – associati ad una visione socio – politica dei loro giorni, riescono a centrare perfettamente la visione di una realtà a loro familiare (quella italiana) ed inserirla in un contesto scherzoso ma senza alcun freno inibitore.
A tutto ciò, inoltre, si collega l’utilizzo del dialetto napoletano che comporta un forte distacco e, contemporaneamente, una forte unione con l’intera nazione.
Difatti, se da un lato questo serve a smorzare la pesantezza delle tematiche affrontate, rendendo il tutto più scorrevole e lineare, dall’altro riesce a non discostarsi mai definitivamente dalla generica visione italica dalle virtù pubbliche e vizi privati.