The Eight Basterds è una rubrica del Diario di Rorschach che si occupa del Cinema di Quentin Tarantino. Oggi parliamo di Django Unchained
Sin dai tempi di Kill Bill l’idea di girare un western era ben radicata nella mente di Quentin Tarantino. La vendetta della Sposa, la sua rabbia furiosa, la sua sete di giustizia la rendevano un personaggio vicino all’universo cinematografico di Sergio Leone, da sempre punto di riferimento per il Nostro. Django Unchained ha in realtà ben poco del regista italiano, anche se non manca l’ormai consueta collaborazione con Ennio Morricone – che in Django Unchained presta diversi brani e per la prima volta scrive un inedito per Tarantino, Ancora Tu – per un film che racconta il dramma dello schiavismo nella metà dell’Ottocento.
Se agli inizi della sua carriera Tarantino era accusato di razzismo con questa film sembra quasi volersi riappacificare con i suoi nemici, presentando la storia di Django, schiavo che collabora – grazie a una serie di eventi – con il dottor King Schultz, ex dentista di origini tedesche che ora si dedica alla più proficua carriera di cacciatore di taglie.
I due passano l’inverno assieme, girando il sud degli Stati Uniti a caccia di taglie. Conoscendosi meglio, Django, che tecnicamente è schiavo di Schultz, gli confessa di essere sposato con Broomhillda (Kerry Washington) e che altro non vuole che liberarla. Il dottore promette a Django che, una volta passato l’inverno, i due si dedicheranno alla liberazione della moglie.
I due scoprono che la moglie di Django è stata venduta a Calvin Candie e che si trova a Candyland, nel Mississippi. Con uno stratagemma i due si recano nella proprietà di Candie per cercare di convincerlo a vendere Broomhillda.

Django Unchained è senz’altro uno dei film più chiacchierati di Quentin Tarantino. Dopo il precedente Inglourious Basterds, Tarantino continua il suo viaggio nella Storia, raccontando la vicenda sanguinaria dello schiavo Django e delle sue peripezie per salvare la moglie. Di buono il film ha una regia superba, una fotografia eccellente – ancora una volta da segnalare l’enorme lavoro di Robert Richardson – e un cast strepitoso. Raramente in un film di Tarantino si erano viste così tante prestazioni eccellenti, iniziando da Jamie Foxx nei panni dell’inespressivo ma rabbioso Django e Christoph Waltz nelle vesti del saggio King Schultz.
Menzione a parte meritano i cattivi, a cui Tarantino riesce a donare un’astuzia, un sadismo e una sagacia fuori dal comune. Leonardo DiCaprio veste divinamente i panni del cattivo di turno, regalando una delle migliori prestazioni della sua carriera. Il monologo sulla frenologia durante la cena è da storia del Cinema. Samuel L. Jackson veste i panni Stephen uomo fidato di Candie. Anche lui regala una recitazione sopra le righe. Probabilmente uno dei ruoli migliori scritti da Tarantino. Il suo sguardo quando vede Django a cavallo, è superbo.
Django Unchained è senza ombra di dubbio il maggiore e più sentito omaggio di Tarantino al Cinema Italiano. Lo spettro di Sergio Leone si aggira per tutto il film anche se Django Unchained è tutto tranne che un film western classico. La presenza di Ennio Morricone, il cameo di Franco Nero – storico Django nel film di Sergio Corbucci del 1966 – gli omaggi al Cinema di Leone – specie nella scena finale del film – fanno di Django Unchained il film più italiano di Tarantino. Se nel precedente film Tarantino omaggiava il Cinema Espressionista tedesco e quello francese, Django Unchained è sicuramente una dichiarazione d’amore quasi strabordante per lo Stivale.
Se vogliamo trovare un difetto nel lungometraggio di Tarantino sta proprio nel voler andare oltre. Dopo la scena della cena – dove accadono una serie di eventi che potrebbero già chiudere il film – il tutto avrebbe anche potuto chiudersi. Invece si ha l’impressione che Tarantino abbia voluto esagerare, specialmente nella mezz’ora finale che, se fosse stata tagliata, avrebbe reso il film più snello. Nonostante un difetto di lunghezza, Django Unchained è considerato un ottimo film per Tarantino che nel suo nuovo progetto decide di spostare di poco le proprie coordinate.
Si passa dal 1858 al 1868. Siamo nel Wyoming e una carrozza sta portando una piccola guerra tra la neve…