Top 20 – I dischi del 2017

Il 2017 sta per terminare. Ecco i dischi più significativi e importanti dell’anno. Buona lettura e buon anno da Diario di Rorschach


Il 2017 è stato un anno qualitativamente importante per il mondo della musica. Anche se il 2016 ci ha regalato dischi di autori importantissimo come David Bowie, Nick Cave e Leonard Cohen, l’attuale anno non è stato da meno, presentando vecchie conoscenze ma anche piacevoli conferme.
Cosa ci aspetta il prossimo anno? Quasi sicuramente il mondo del rock beneficerà del ritorno dei Tool, molto probabilmente degli A Perfect Circle – con un live a Verona il 1 Luglio – e dei Rammstein. E poi Sigur Ros, Jack White.
Naturalmente non mancheranno le  sorprese, ma per ora salutiamo il 2017 con i dischi più importanti, interessanti, chiacchierati, significativi dell’anno. Buon anno.


#20
-Bobo Rondelli – Anime Storte
Il 2017 ha visto il ritorno in grande stile di Bobo Rondelli con un disco dal sound profondamente rinnovato. Il disco omaggia le anime storte tanto care anche a Fabrizio De André e Piero Ciampi con il quale il cantautore livornese ha molto in comune. Un disco profondo, struggente, malinconico per uno degli artisti italiani più apprezzati.



#19-Decibel – Noblesse Oblidge
I Decibel sono stati una delle realtà musicali italiane più importanti degli anni Ottanta. La band di Enrico Ruggeri ha dato e molto alla musica italiana nei primissimi anni Ottanta. Ora, trentacinque e passa anni dopo l’ultimo disco, i Decibel hanno partorito un nuovo capitolo. Un disco registrato e suonato alla vecchia maniera. Un piccolo manuale su come si facevano i dischi nemmeno troppo tempo fa.



#18
-Roger Waters – Is This The Life We Really Want?
A proposito di grandi ritorni, quello di Roger Waters era atteso da venticinque anni. Nonostante questo l’ex Pink Floyd ha portato per il mondo il suo The Wall tour. Questo disco, che ripetiamo arriva a venticinque anni di distanza da Amused To Death, prosegue il discorso musicale e politico del bassista inglese. Prodotto da Nigel Godrich, storico produttore dei Radiohead, l’LP ci mostra un Waters per nulla stanco. Intramontabile.



#17
-Kasabian – For Crying Out Loud
Restiamo in Inghilterra per il nuovo disco dei Kasabian che dopo la sbronza elettronica di 48:13 ritornano in terreni a loro più congeniali. For Crying Out Loud riprende il discorso dei primi dischi della band di Leicester con brani squisitamente rock come You’re In Love With A Psycho e il suo geniale video.



#16
-Fabri Fibra – Fenomeno
In Italia il rap da più di dieci anni è lui e solo lui. Nonostante le accuse e le antipatie, Fabri Fibra riesce a coniugare brillantemente hit da classifica con un impegno sociale e rime taglienti e per nulla banali. Se qualcuno credeva che il rapper di Senigallia si fosse ammorbidito dia un ascolto a Fenomeno, un LP equilibrato, in perfetto stile Fabri Fibra. Ammirevole.



#15
-Chrysta Bell – We Dissolve
Il 2017 è stato anche l’anno di Chrysta Bell. E non per la musica. La musa di David Lynch è stata uno dei personaggi chiave di Twin Peaks ma per chi non lo sapesse è anche una musicista. Questo We Dissolve arriva a dieci anni di distanza da This Train e continua il percorso elettropop mai interrotto dall’artista e modella statunitense. Un disco in perfetto equilibrio tra Portishead e PJ Harvey prodotto guarda un pò da John Parish.



#14
-The War On Drugs – A Deeper Understanding
Dopo il superbo Lost In Dreams, tra i migliori dischi del 2014, la band è ritornata in studio per dare vita al seguito dell’acclamato disco. Il risultato è un LP che ricalca le impronte del precedente lavoro, ma che amplia e rende ancora più eighties il sound della band. In bilico tra psichedelia e synth pop. Un disco che necessita di molti ascolti prima di essere assorbito completamente, ma ancora una volta un gran disco per i The War On Drugs.



#13-U2 – Songs Of Experience
Da diversi lustri gli U2 vengono puntualmente dati per spacciati. Con questo nuovo disco la band irlandese ha dato vita a un disco più onesto del precedente e fiacco Songs Of Innocence. Una bella sorpresa. La nostra recensione



#12-Gorillaz – Humanz
Altro ritorno graditissimo, quello dei Gorillaz. Humanz è un disco ricco, variegato. La creatura di Damon Albarn continua a stupire arricchendosi di numerosi featuring: Grace Jones, Anthony Hamilton, Noel Gallagher. Un altro grande album per una band pop controcorrente. Inclassificabile.



#11
-Foo Fighters – Concrete And Gold
Altra band rock con un passato storico alle spalle e con un numero di fan in continuo aumento. Concrete And Gold nulla aggiunge e nulla toglie alla splendida parabola della band di Dave Grohl, ma ascoltare un disco rock di questa fattura – e di questi tempi – è sempre un enorme piacere. La nostra recensione


#10-Nine Inch Nails – Add Violence
Il 2017 è stato (anche) l’anno di Trent Reznor attraverso colonne sonore, comparsate a Twin Peaks, colonne sonore. Add Violence è il secondo capitolo di una trilogia di EP che dovrebbe chiudersi il prossimo anno. Più oscuro e pessimista del primo EP – Not The Actual Events uscito nel dicembre 2016 – Add Violence è un disco di un artista maturo che non ama stare fermo.



#9
-Arcade Fire – Everything Now
Abbandonato il carrozzone elettronico del precedente disco, Everything Now si presenta come un disco più sobrio, ma anche più colorato rispetto a Reflektor. Se nel disco del 2013 i riferimenti erano David Bowie e gli anni Ottanta in generale, qui si sentono echi di ABBA e di dance spensierata. La nostra recensione



#8-Queens Of The Stone Age – Villains
Il ritorno della band di Josh Homme dopo il buono – ma non memorabile – precedente disco. Qui le cose sembrano funzionare meglio. Il disco è prodotto da Mark Ronson che svolge un lavoro divino. Un disco rock, come non se ne sentiva da parecchio tempo.La nostra recensione



#7-Steven Wilson – To The Bone
Nell’attesa di capire cosa è successo ai suoi Porcupine Tree Steven Wilson continua a regalarci dischi immensi, tra continue citazioni agli anni Ottanta e la passione per il rock progressivo. To The Bone è il sunto di un’intera carriera. Una carriera lunga e sorprendente. La nostra recensione




#6-Noel Gallagher’s High Flying Birds – Who Built The Moon?
Il terzo solista di Noel Gallagher è un disco decisamente più coerente del precedente Chasing Yesterday. In questo LP il sound è più variegato e per la prima volta l’ex Oasis osa con tappeti elettronici e un’ispirazione che non è mai mancata. Un omaggio nemmeno troppo velato a David Bowie e al suo The Man Who Sold The World. Insomma, un piccolo gioiello. Liam chi?



#5
-Kendrick Lamar – Damn
Poco da fare, Kendrick Lamar non sbaglia un colpo. Se il precedente disco era volutamente pomposo, esagerato, lungo, il nuovo Damn si presenta – almeno all’apparenza – come un disco molto più lineare e scorrevole. In realtà a livello di liriche il buon Lamar non si fa mancare niente citando in continuazione la Bibbia ma anche le storie di strada che da sempre lo ispirano. Un album validissimo, non solo per gli amanti dell’hip-hop. La nostra recensione



#4
-LCD Soundsystem – American Dream
Altro ritorno tanto gradito quanto insperato. Quella degli LCD Soundsystem è stata una parabola veloce e scoppiettante. Venuti fuori nel 2005 grazie al singolo Daft Punk Is Playing In My House nel giro di cinque anni hanno dato vita a tre dischi, salvo poi sparire dalla circolazione. Questo American Dream è un disco perfetto – il loro frontman James Murphy è anche produttore – ed è un LP ricco nei suoni e nei contenuti. Uno dei migliori del 2017.


#3-Grizzly Bear – Painted Ruins
Tra i nuovi musicisti, quello dei Grizzly Bears era il ritorno più atteso a cinque anni di distanza da Shields. Painted Ruins è un disco dichiaratamente indie con chitarre acustiche quasi folk che si scontrano con basi elettroniche che definire trip-hop non sarebbe azzardato. Se volete conoscere lo stato dell’arte dell’indie rock fatevi un giro nell’universo dei Grizzly Bear e del loro sorprendente disco.



#2-Depeche Mode – Spirit
Quasi quarant’anni di carriera. Una marea di dischi venduti. Concerti da sold out ovunque. Eppure i Depeche Mode alzano di continuo l’asticella nelle loro prove in studio. Chi si aspettava un disco più fiacco dopo l’ottimo Delta Machine si è dovuto ricredere dopo l’ascolto di brani come Going Backwards, Eternal o Fail. La penna di Martin Gore non è mai stata così cinica e cattiva nel raccontare questi tempi di declino. La nostra recensione



#1
-The National – Sleep Well Beast
Ed eccolo qui, il disco dell’anno. I National continuano la loro missione di raccontare le loro vita, la politica e il disincanto americano attraverso uno sguardo fermo, cinico e romantico. Questo Sleep Well Beast è un disco in bilico tra il mondo cantautoriale e uno sguardo sempre attento al mondo del rock. Il disco si arricchisce dell’uso mai così massiccio di synth che donano una nuova pelle musicale a quella che è, da più di dieci anni a questa parte, una delle migliori band del panorama odierno. La nostra recensione

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