Il corvo, il vendicatore dark venuto dall’aldilà

Il corvo, il capolavoro fumettistico di James O’Barr nella sua versione definitiva. La recensione su Diario di Rorschach


Il corvo – La copertina della graphic novel

L’universo fumettistico, oltre al più classico filone supereroistico, ha portato alla luce una serie di opere che per contenuti e disegni possono essere considerate dei veri e propri capolavori.

Fra i tanti lavori presentanti, il più celebre è senza dubbio Il corvo – da cui è stato tratto l’omonimo film con l’indimenticato Brandon Lee – del fumettista statunitense James O’Barr.

Scritto a partire dal 1981 – con pubblicazione fra il 1988 e il 1989 e successive revisioni fino al 2013 (data delle versione definitiva) – Il corvo è molto più di una semplice graphic novel, rappresentando una sorta di viaggio interiore che il fumettista presenta per dar voce al suo dolore.

Questo particolare, fondamentale per l’intero lavoro, è frutto di una orribile disavventura che ha coinvolto lo stesso O’Barr nel 1978, quando la sua ragazza Beverly  viene investita da un pirata della strada facendolo sprofondare in un vortice di rimorso e sofferenza.

Il corvo, in cui viene presentata una storia leggermente diversa e con un messaggio molto più profondo rispetto al film, si inserisce in un quadro di liberazione da quella frustrazione e allo stesso tempo rappresenta un modo per avvicinare quanto più possibile il lettore a quel dolore provato.

Il corvo

La storia narra le vicende di Eric che, dopo essere stato ucciso con la sua ragazza da un gruppo di malviventi di Detroit – città di origine dell’autore e location della narrazione – , torna in vita, guidato appunto da un corvo, per compiere il suo castigo contro chi aveva commesso ed avallato quell’omicidio.

La caccia all’uomo portata avanti da Eric, che scatena una violenza inaudita contro gli autori del delitto, rappresenta qualcosa di diverso dalla semplice vendetta grazie ad una sorta di tragitto sensoriale in cui i diversi flashback presenti conducono il protagonista ad una piena consapevolezza di quanto accaduto nella sua intera vita.

Il capolavoro di O’Barr, annoverato fra le opere fumettistiche di alto livello, mostra caratteristiche uniche per il genere che coinvolgono tanto i contenuti – ed il conseguente significato – quanto i disegni presenti.

Come detto, Il corvo è molto più di un fumetto sulla vendetta – che si scatena in maniera insana sui colpevoli – ma un percorso tra follia, amore, desiderio e morte che il protagonista intende portare avanti.

Il corvo

La scansione fra le varie fasi vissute da Eric – in cui il corvo, l’animale guida, diventa protagonista – segnano quasi una divisione in capitoli della graphic novel, in cui un’escaletion di pathos e rabbia portano alla conclusione della rivalsa e ad una specifica riflessione su ciò che il mondo sta diventando.

In questo scenario, per lo più cupo, si alternano elementi che richiamano comunque la speranza verso ciò che potrebbe diventare la realtà – come la bambina Sherri, con cui Eric instaura un rapporto fraterno, o i ricordi riguardanti la vita di coppia – e che tendeno ad indicare una retta via attraverso i piccoli gesti compiuti.

A tutto ciò si collega la brutalità inaudita e folle verso gli autori del delitto che da un lato cerca di rappresentare – in maniera molto cruda – il male da debellare e dall’altro come la violenza non può che generare altra violenza, attraverso l’attivazione di un circolo vizioso.

Gli ultimi due elementi, inoltre, ben si collegano alla parte grafica che tende, rispettando un quadro articolato, a riassumere, attraverso ciò che si vede, quanto detto fino ad ora.

Infatti il bianco e nero, il tratto non sempre preciso – in cui spicca il viso di Eric, contraddistinto da un’espressione particolare –  ed una serie di primi piani a marcare le differenti fasi del fumetto, cercano di seguire la stessa linea di angoscia e speranza impostata sin dall’inizio.

Infine, quasi a far intravedere tratti di luce nei vari momenti vissuti dal protagonista, non è possibile non ricordare le poesie di Baudelaire e Rimbaud e le citazioni di Cure e Joy Division che dettano il ritmo della storia e si pongono come intermezzo tra uno stadio emotivo e l’altro.

Alessandro Falanga

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