Sacrofano: la modernità della tradizione nella Campania odierna

Sacrofano, la modernità della tradizione secondo Vincenzo Nicolao. La recensione del cortometraggio su Diario di Rorschach


Sacrofano – Una scena del cortometraggio

La tradizione immersa nella realtà odierna ma con uno sguardo attento a ciò che conta veramente nella vita.

Partendo da questo concetto – snodato poi in un forte legame tra i riti popolari e la quotidianità – nasce Sacrofano, lavoro d’esordio dello scrittore, sceneggiatore e regista salernitano Vincenzo Nicolao.

Nato dall’insieme di esperienze di vita dell’autore, divise appunto tra Sacro e Profano, il cortometraggio narra – utilizzando lo stile del documentario – le vicende della preparazione del rito mariano dell’immacolata, desunto dalla tradizione orale, e della vita di quattro personaggi all’interno di una realtà della Costiera Amalfitana.

Gli spunti che Sacrofano offre sono molteplici ed individuabili tanto nella tecnica utilizzata per realizzarlo, con tanto di impiego di paesaggi legati sia al rito che alla vita dell’autore, quanto nei messaggi presenti al suo interno.

Per quanto riguarda il primo punto, si può dire che lo stile del documentario risulta fondamentale per descrivere la sacralità del momento e per mettere a nudo il contrasto tra la tradizione – dettata dal rito – con la vita di tutti i giorni.

Sacrofano – Una scena del cortometraggio

A tal proposito, puntando appositamente sul chiaro/scuro per differenziare le situazioni, si cerca di rimarcare la diversità – e contemporaneamente il legame – tra le due situazioni, con una luce piena, con tanto di unico primo piano alla statua della Madonna, la parte sacra ed una maggiore ombra quella profana.

I giochi di luce, poi, si congiungono ad altri due elementi che, in un contesto molto autobiografico – dettato dall’intera location usata (Raito), di cui Nicolao è originario – , riescono ad unire i luoghi e le musiche di Sacrofano.

Infatti, mentre da un lato gli scenari utilizzati rappresentano i luoghi sacri e profani per eccellenza dell’intera vicenda – strettamente legati ad esperienze di vita vissuta dall’autore – dall’altro le musiche, scritte ed arrangiate dallo stesso Nicolao, apportano un omaggio allo studio di Alan Lomax e, contemporaneamente, un parallelismo tra gli spiritual tipici della tradizione afro – americana e la cultura blues campana.

Facendo riferimento ai messaggi presenti in Sacrofano, invece, l’autore riesce ad unire la memoria storica del luogo, attraverso la ritualità, con lo scorrere del tempo e di ciò che accade.

Amicizia, tradimento e religiosità, difatti, vengono amalgamati alla perfezione nel cortometraggio al punto da rendere al meglio la modernità del passato e l’arretratezza del presente.

Attraverso l’arco narrativo, che tende ad esprimeri differenti messagi collegati tra loro, l’autore si spinge tanto da personificare le proprie esperienze personali e dare una trama alla congiunzione fra due tematiche così lontante e così vicine fra loro.

Alessandro Falanga

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