Almost blue, il romanzo di Carlo Lucarelli che ha rivoluzionato il noir tricolore. La recensione su Diario di Rorschach

Ogni genere letterario ha una propria evoluzione che lo porta a cambiare di volta in volta in base alle epoche e alla tipologia di scrittura proposta da un autore.
Spesso, però, accade che questa evoluzione riceva una scossa talmente forte che non solo permette di cambiare totalmente i canoni classici ma anche le future impostazioni dei successivi romanzi.
Questa repetina trasformazione si è avuta nel nostro Paese grazie ad Almost blue, capolavoro letterario di Carlo Lucarelli edito Einaudi (1997), che è riuscito in un sol colpo a stravolgere il noir tricolore.
Rispetto all’impostazione e alle figure tradizionali di questo genere, Almost blue propone uno scenario più articolato ed avvincente che, attraverso una forte influenza del pulp e dell’hard boiled internazionale, impone una nuova struttura a questo tipo di letteratura.
Infatti, accanto all’impavido ispettore – protagonista tipico di ogni noir – ruotano diversi personaggi che da un lato si rendono protagonisti a loro modo della storia e dall’altro permettono di compiere quella virata letteraria che influenzerà anche i successivi scritti.
La storia, ambientata nella Bologna degli anni novanta – una città di per sè particolare – , narra le vicende di un serial killer degli studenti, Alessio Crotti detto l’Iguana, e delle indagini condotte dall’ispettore Grazia Negro e dallo psichiatra Vittorio Poletto.
Il caso dell’Iguana non è così semplice, avendo il serial killer la possibilità di cambiare identità in rapida successione (da qui il nome dato dai poliziotti), e per questo motivo l’ispettore si affida all’unica persona in grado di identificarlo: Simone.
Simone, però, non è un ragazzo come gli altri: cieco dalla nascita, passa le sue giornate ad ascoltare le conversazioni di telefoni e chat tramite degli scanner collegati al pc e scopre casualmente l’assassino degli studenti grazie alla sua capacità di comprendere le persone tramite la voce.
Appostamenti, ipotesi sull’assassino e colpi di scena in sequenza rendono Almost blue appassionante e scorrevole, tale da permettere un vero e proprio viaggio al lettore all’interno delle strade di una delle più interessanti realtà italiane.
Il romanzo di Lucarelli, come detto, riesce a rivoluzionare totalmente il noir grazie ad un nuovo impianto che darà il là a tutte le saghe di commissiari ed ispettori in salsa tricolore.
Il primo elemento di discontinuità con la tradizione lo si trova con i tanti protagonisti della storia.

Difatti, a differenza del poliziotto cinico ed intuitivo, lo scrittore inserisce sia un team di inesperti, immersi nelle difficoltà di tutti i giorni – i superiori arroganti, i problemi sentimentali e il dovere di mostrare la bontà del proprio lavoro – , che un eroe per caso, reso fulcro dell’intera vicenda nello sviluppo delle indagini.
A ciò, inoltre, si associa una specie di verso alla tradizione noir internazionale: grazie ad una sorta di influenza letteraria – ripresa sprattutto dal pulp e dall’hard boiled, come accennato in precedenza – , Lucarelli permette di andare oltre la caratterizzazione giallista, creando dei personaggi che sono molto simili alla tradizione bukowskiana, presente ad esempio nell’incapacità di Grazia di farsi riconoscere come poliziotto a causa del suo abbigliamento trasandato o la solitudine associata alla ricerca dell’amore, e più liberi, quindi, di agire nell’ambiente in cui muovono.
Per rafforzare questo elemento, Almost blue inserisce un’altra figura, Simone, che non solo è il reale protagonista della storia ma anche l’unico a visualizzare, situazione paradossale per un cieco, la pericolosità della vicenda dall’inizio alla fine.
Infine, particolare è il cattivo di turno, Alessio Crotti alias l’Iguana, in cui sembrano visibili tratti non dissimili dal Joker descritto da Alan Moore in The Killing Joke – con una scena significativa nel finale – ed una personalità talmente forte da mettere in discussione, ad un certo punto, l’angolo di osservazione dell’arco narrativo.