L’ultima traversa, la metafora degli scacchi narrata da PaoloMaurensig. La recensione del racconto breve su Diario di Rorschach

Il gioco degli scacchi, per la sua particolarità, può essere facilmente associato alla vita di tutti i giorni data la similitudine tra mosse effettuate e conseguenze per l’esistenza di ognuno.
Questo parallelo, unito alla tradizione popolare, viene ripreso nel racconto breve L’ultima traversa di Paolo Maurensig.
Edito Barbera (2012), la storia descritta da Maurensig scorre velocemente in una realtà come un’altra di periferia in cui viene tracciato un solco tra l’interiorità dei personaggi e ciò che conta realmente.
In tutto ciò vengono presentati gli scacchi come metafora di vita che, inserita in un contesto quasi fiabesco, riesce a centrare perfettamente l’obiettivo che si pone sin dall’inizio l’autore.
La vicenda prende piede dall’arrivo in un paesino in provincia di Bolzano del giovane parroco Aloiz Bauer – omen nomen, in quanto bauer in tedesco significa anche pedina – che per sfuggire alle tentatizioni decide di riaccendere una passione assopita durante gli studi in seminario.
Dopo la ricerca esasperata di un avversario in quel luogo, essendo diventata quella passione una vera e propria ossessione, padre Aloiz scova un personaggio sui generis in grado di contendersi la scacchiera.
Questo individuo, però, si rivela essere un vero e proprio maestro al punto di umiliare più volte il parroco nonostante i vani tentativi disperati di questo nel tentativo di portare a casa la partita.
L’ultima traversa, grazie alla semplice e scorrevole scrittura, nasconde al suo interno una serie di elementi degni di nota che lo rendono ben più di banale racconto breve.
Oltre alla passione innata dell’autore verso il gioco in questione, emerge una doppia lettura di questo volumetto che da un lato porta il lettore ad immergersi nella realtà narrata, trattandosi di una classica storia di paese ascoltata un pò da tutti almeno una volta nella vita, e dall’altro a riflettere sulle decisioni prese, e quelle da prendere, nella propria esistenza.

Gli scacchi, unico mezzo utile per indicare la strada ai protagonisti, sono in grado tanto di far emergere la sensibilità dei singoli quanto la capacità degli stessi di reagire, proprio come durante una partita, alle mosse poste di fronte ad ognuno durante la quotidianità.
Ad una sorta di principio di azione e reazione, però, corrisponde anche uno scambio continuo di ruoli fra le due figure principali che si trovano, in momenti differenti, a svolgere il ruolo di maestro ed allievo.
Il doppio ruolo, inoltre, permette di suddividere in due parti lo scritto attraverso una rigida scansione in grado di far maturare – in base alle situazioni che si presentano – il parroco e l’anziano signore, tanto da renderli un tutt’uno nel tenero finale di questa favola contemporanea.
Infine è necessario citare il legame con la terra e con le origini che non solo rende più familiare il racconto, trattandosi di una storia narrata all’autore e riportata su carta in forma romanzata, ma consente al lettore di affezionarsi ancor di più alle vicende e alla donna che ha reso pubblica questa storia dal tono fiabesco.