FollowingNolan si occupa di recensire i film del regista inglese Christopher Nolan. Vi raccontiamo Dunkirk, film del 2017
Christopher Nolan è uno di quei pochissimi registi che al giorno d’oggi può permettersi di girare qualunque cosa. Da diversi anni – forse dal periodo della trilogia di The Dark Knight – il regista è entrato nelle grazie tanto del pubblico, che ama qualsiasi cosa egli diriga, tanto della critica, che vede in lui un fedele seguace dei grandi nomi. Riletti alla sua maniera.
Quando si è saputo che il nuovo film del regista sarebbe stato un war movie, molti hanno storto il naso, convinti che Christopher Nolan avrebbe girato film di fantascienza sempre più astrusi e mentali.
Dunkirk racconta del salvataggio di quasi 400.000 soldati inglesi e francesi, rimasti bloccati e sotto l’assedio del nemico tedesco. Un nemico che Nolan non fa mai vedere. La scelta pare ricordare il modus operandi di Stanley Kubrick nel suo Paths Of Glory, anche se, secondo le parole del regista il vero protagonista del film è un altro regista: Alfred Hitchcock.
La Storia battezzò quell’evento come Operazione Dynamo ed ebbe luogo dal 27 maggio al 4 giugno 1940. Le truppe inglesi assieme alle forze franco-belghe erano state tagliate fuori e circondate dalle corazzate tedesche giunte sulle coste della Manica a seguito dello sfondamento del fronte sulla Mosa. Da questo nacque la battaglia di Dunkerque presso il confine tra Francia e Belgio. Dato il completo isolamento via terra delle truppe, l’unica via di salvezza era la fuga nella vicina Inghilterra attraverso il trasporto via mare con unità navali di qualsiasi tipo.
Sappiamo quanto Nolan adori complicare le sceneggiature, stravolgerle. Questo film racconta lo storico salvataggio dei soldati da tre differenti punti di vista. Terra, acqua, mare. Ogni punto di vista ha anche tempi diversi. L’azione che si svolge in aria dura complessivamente un’ora, quella in acqua un giorno mentre quella a terra dura una settimana. Gli eventi si incastrano tra loro per formare un’opera originale e intelligente.
Anche la comunicazione varia a seconda dei luoghi. In cielo si svolge via radio, in mare a parole. Sul molo con gli sguardi e i silenzi.
Se nei precedenti film Nolan si divertiva a sconvolgere le idee del pubblico e magari sorprenderlo con un finale inaspettato, qui il tutto è più lineare, classicheggiante. A parte la trovata della divisioni in tre parti, il film scorre veloce nella sua non lunghissima durata – 107 minuti il film più breve del regista – ma in compenso si arricchisce di una tensione costante che dilaga dalla prima inquadratura fino al finale.
Le storie hanno tempi diversi ma anche crescendi e tensioni differenti. Non tutte e tre rivelano la propria essenza alla fine. Alcune storie mostrano un ritmo diverso.
Nel precedente Interstellar, il regista inglese cercava Stanley Kubrick. In questo nuovo film Nolan cerca ossessivamente Alfred Hitchcock e lo fa attraverso inquadrature studiate, ponderate. Attraverso una colonna sonora di spessore – affidata al fedele Hans Zimmer che svolge un lavoro divino – e alla fotografia dell’olandese Hoyte Van Hoytema, già presente in Interstellar.
Dunkirk si erge a opera sensoriale dove sono stimolati sia la vista – immagini più suggestive – e l’udito, grazie alla colonna sonora di Zimmer che crea tensione quasi come le stesse immagini.
Lo spettatore si ritrova in uno stato di tensione. Tensione che viene alimentata e accresciuta scena dopo scena. Nei suoi precedenti film Nolan stimolava il cervello dello spettatore, in Dunkirk sfrutta le sensazioni, soprattutto quelle ansiogene.
Come sempre sappiamo che il regista, nonostante i diversi generi in cui si cimenta, ami circondarsi di fedelissimi. Il musicista Hans Zimmer collabora con Nolan da diversi anni, così come il direttore della fotografia. Il cast comprende nomi di attori vicini a Nolan e non. Kenneth Branagh, Tom Hardy, James D’Arcy, Mark Rylance, Cillian Murphy e giovani emergenti come Jack Lowden, Aneurin Barnard e la star della musica Harry Styles al suo sorprendente debutto come attore.
Dunkirk è un film potente. Complesso. Enigmatico. Il film meno nolaniano di un regista che ama sorprendersi e accattivare costantemente il suo pubblico.
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