L’estate di Kubrick è una rubrica del Diario di Rorschach. Chiudiamo la rubrica parlando di Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Stanley Kubrick datato 1999
La storia di Eyes Wide Shut è una vicenda che a che fare con il tempo, con continui rinvii e un’infinita pazienza. Sin dall’epoca di A Clockwork Orange – siamo nei primi anni Settanta – Stanley Kubrick era fortemente deciso a trasformare in pellicola le pagine di Arthur Schnitzler e della sua opera Traumnovelle – Doppio Sogno. I numerosi impegni e nuove idee – Kubrick era uno che non amava stare fermo – spostarono le lancette del nostro orologio di oltre vent’anni, dopo Full Metal Jacket. Siamo nel 1994. Questa volta il Nostro ha finalmente carta bianca per realizzare uno dei suoi progetti più desiderati.
Prima occorre chiarire cosa ha portato il regista a scegliere Eyes Wide Shut. Dopo il film del 1987, Kubrick ha intenzione di realizzare un film sulla Shoah – film dal titolo Aryan Papers – ma dopo aver saputo che l’amico Steven Spielberg stava lavorando a un progetto assai simile – il celebratissimo Schindler’s List – decide di cambiare idea e di virare verso la fantascienza. Il nuovo progetto si chiama A.I. Artificial Intelligence. Kubrick vorrebbe produrre il film e affidare la regia proprio a Spielberg, ma i due si ripromettono di aspettare ancora qualche anno.

Kubrick sa che il nuovo film può essere solo Eyes Wide Shut. Il cast del film vede la presenza di due degli attori più amati di Hollywood. Tom Cruise e Nicole Kidman. All’epoca i due erano una coppia chiacchieratissima sui giornali di gossip. Kubrick decide di spogliare i due attori della loro patina di star stuzzicando e provocando i due sul set – in particolar modo Cruise, spinto continuamente da Kubrick a far meglio – set che viene allestito ufficialmente il 4 Novembre 1996 per chiudersi due anni dopo, nel febbraio del 1998.
Eyes Wide Shut è la storia di Bill e Alice, una coppia borghese che vive a New York. Una sera Alice confessa a suo marito di aver immaginato di aver avuto una relazione con un giovane ufficiale, mandando su tutte le furie Bill, sicuro dei suoi sentimenti nei confronti della moglie. Il desiderio, il sogno, l’immaginifico rischiano di scardinare la famiglia, costruita dall’Uomo per proteggersi dalle forze istintive e proteggere a sua volta.
Bill inizia un viaggio tra le strade notturne di New York, un trip scabroso lontano dal tetto coniugale. Conoscerà il lato oscuro della società, le sue perversioni, i suoi segreti. Il tutto vestito in forma onirica. Lo spettatore non sa se quello che vede Bill è reale o sono soltanto sogni, come quelli della moglie Alice. La trama diventa ambigua e disturbante.
Il film tratta anche un altro tema, molto sottile: quello del fallimento. La coppia infatti non riesce a tradirsi e ogni tentativo – specie da parte di Bill – di tradire Alice va a vuoto. Il tradimento resta mentale, sognato, immaginato.

Stanley Kubrick racconta la famiglia e i suoi segreti. Lo aveva già fatto in Shining ma questa volta non c’è niente di horrorifico. Tutto è sognante, rarefatto. Tutto diventa desiderio, ossessione. Si fa fatica a percepire il Vero dal Sogno. E’ necessario avere uno sguardo attento, vedere e rivedere il film per coglierne dettagli e indizi. La New York notturna e oscura del regista è strettamente connessa col Sogno. E’ una città deserta, vuota. Ma è anche una città che nasconde nei suoi pochi personaggi notturni qualcosa di inquietante. Eyes Wide Shut è il film più complesso di Kubrick. E’ un film maniacale – tanto per cambiare – perfetto, dove ogni dettaglio è studiato con cura e ogni scena è stata girata decine e decine di volte. Un dramma borghese in piena regola. Un viaggio tra sessualità, coscienza e fedeltà coniugale.
Dieci giorni dopo aver terminato il montaggio del film Stanley Kubrick muore, stroncato da un infarto. E’ il 7 marzo 1999. Stanley Kubrick non vedrà mai proiettato il suo film. La colonna sonora del film viene affidata a Steven Spielberg, mentre il film esce in tutto il mondo nel settembre dello stesso anno. Come in ogni opera del regista il pubblico e la critica si dividono. C’è chi parla di capolavoro, c’è chi accusa il film di essere pesante e inespressivo.
Nonostante le flebili critiche, il lungometraggio ottiene incassi notevoli diventando il film con più successo commerciale di Kubrick. Nel frattempo nuove generazioni di cineasti cresciute col mito di Kubrick iniziano a muovere i primi passi nell’industria cinematografica influenzati dal talento del regista newyorkese. Un talento raccontato e spiegato in questa rubrica, tra una storia di Cinema e l’altra.