Factotum, il viaggio di Henry Chinaski nel secondo romanzo di Bukowski. La recensione su Diario di Rorschach

Una vita in un viaggio fra lavori mortificanti, donne, cavalli e sbronze colossali.
Factotum, opera che rese celebre Bukowski in Italia, è un romanzo on the road in cui la vita del protagonista – Henry Chinaski, alter – ego dello scrittore – viene rappresentata in tutti i suoi eccessi al grande pubblico.
Secondo lavoro dello scrittore statunitense, datato 1975, riesce a farsi facilmente apprezzare dalla critica non solo per le storie al limite del surreale ma anche per l’amara ironia che questa sorta di autobiografia propone.
Incentrato sulla disastrosa vita di Henry Chinaski, Factotum emerge grazie alcune caratteristiche che rendono la storia semplice ed appassionante e, allo stesso tempo, permettono allo scrittore di narrare un tratto della sua vita, attraverso le gesta del suo alterego, facendola diventare parte integrante di quella del lettore.
Il suo essere un factotum, passando appunto indistintamente da un mestiere all’altro attraverso l’America e vivendo alla giornata, è alla base dell’intera narrazione che, affidando all’improvvisazione e al caso il destino del protagonista, lo porta a costruire un vero e proprio stile di vita fondato su lavori manuali e poco gratificanti, sesso intenso e sfrontato e sbornie quotidiane.
La grande forza del romanzo, suddiviso per periodi e situazioni specifiche, è data proprio dal viaggio compiuto del protagonista attorno agli USA e scandita dai più disparati lavori che lo stesso si ritrova a fare per continuare a tirare avanti.
Los Angeles, Philadelphia e Miami sono solo alcune delle tappe che Chinaski affronta, dove viene a contatto con individui sui-generis – come colleghi che compatisce e spesso disprezza o datori di lavoro particolari – che lo accompagneranno nelle sue tante avventure lavorative.
Al pari del viaggio, quindi, anche il lavoro diventa una tematica fondamentale di Factotum; evidenziata sin dal titolo, la duttilità lavorativa del personaggio, che fa di tutto per lavorare il meno possibile, emerge quasi come critica al capitalismo sfrenato (riassumibile nelle parole produci, consuma, crepa) e si ricolloca in Chinaski esclusivamente come un modo per rimanere ancora in piedi, in barba alle regole che impone la società.
Gli elementi portanti in questa narrazione di piccole storie lavorative itineranti, peculiari in questa opera, sono anche altri due: le donne e l’alcol.

Questi, al pari del modus operandi di Henry, sono protagonisti al punto di influenzare le sue scelte, spesso e volentieri in negativo, e condurlo ad una vita sempre più dipendente da qualcosa che si rende assolutamente necessaria nel momento del bisogno (praticamente sempre).
Le varie sfaccettature dell’animo umano, unite all’analisi di una realtà in continuo movimento, rendono lo scritto di Bukowski realista e arrabbiato, al punto di cogliere perfettamente sia la propria visione di un mondo al limite dell’immaginabile che le debolezze quotidiane che attanagliano ogni individuo nel suo percoso di vita.
In sintesi, Factotum è un romanzo che con il suo stile unico riesce ad essere allo stesso tempo divertente e amaro, andando a cogliere tanto il lato grottesco quanto quello disperato dell’esistenza di un uomo.