Paso doble, il secondo atto sulla vita di Walter di Giuseppe Culicchia. La recensione del romanzo su Diario di Rorschach

L’inesorabile scorrere del tempo e l’increbile capacità di adattarsi, andando incontro a cocenti delusioni, a tutte le possibili situazioni che la vita ci pone di fronte.
Può essere riassunto in questo modo Paso Doble, seguito del celebre Tutti giù per terra dell’autore torinese Giuseppe Culicchia.
Come per il primo capitolo, anche nel seguito sulla vita del giovane Walter vengono mescolati diversi elementi che abbracciano la storia, l’aspetto socio – culturale e le manie di una società sempre meno attenta a ciò che conta.
Gli anni ottanta sono finiti e sullo sfondo di Paso doble si ritrova la Torino anni novanta in cui, nonostante le vicende che sconvolgono un intero Paese (Tangentopoli), il conformismo e l’omologazione la fanno da padrone.
In tutto ciò si muove Walter, ormai divenuto commesso professionista di una videoteca / edicola (nel primo libro era ancora una biblioteca), che continua non solo a cercare, senza grandi successi, una dimensione alla propria vita ma a vagare senza una precisa meta in un mondo che continua a deluderlo.
Al pari di primo romanzo, anche in Paso doble il protagonista è deluso tanto delle aspettative presenti quanto da quelle future ma – lottando contro capi spocchiosi ed incompetenti, clienti insopportabili e colleghi a dir poco sopra le righe – cerca di adattarsi e stringere i denti in attesa della giusta occasione.
Questa viene offerta all’improvviso da Tatjana – bibliotecaria vegetariana e nudista – con cui sperimenterà la convivenza ed affronterà un viaggio nel nord Europa, da cui rimarrà deluso.
L’epilogo di Paso doble è affascinante e allo stesso tempo amaro – se si considera la decisione presa dal personaggio – portando ad una medesima conclusione avuta anche nella storia precedente che da un lato determinerà l’ulteriore crescita di Walter, rammentandogli – ancora una volta – quanto difficili possono essere alcune scelte della vita, e dall’altro porterà il ragazzo a comprendere quale piega ha preso la quotidianità che lui stesso vive.
Come accaduto in precedenza, anche in questo romanzo Culicchia riesce ad essere chiaro e risolutivo nel descrivere una realtà in continuo cambiamento e declino.

Questo obiettivo, centrato in pieno nella sua opera prima, viene di nuovo colto in pieno grazie alla perfetta combinazione tra scene di vita di tutti i giorni e situazioni grottesche che il giovane affronta.
La decisione di omologarsi o perire, tema centrale di entrambi i lavori, si rende fondamentale nelle vicende di Walter che, nonostante il tentativo di migliorarsi come persona e come lavoratore, si ritrova immerso in una esistenza di stenti e privazioni.
A questo tema è strettamente legata la vicenda di Tatjana: la passione iniziale e la delusione successiva al viaggio in Finlandia – con tappa sulla via del ritorno anche in Olanda – conduce il ragazzo tanto a comprendere l’amaro presente, attraverso la decisione di tornare a Torino, quanto a capire la deriva della sua città (e dell’intera Penisola) in cui è impossibile scappare da quella gabbia creata appositamente per la sua generazione.
Libro totalmente fuori da qualsiasi schema temporale, infine, si lascia facilmente leggere sia per la semplicità nello scritto che nella scorrevolezza della narrazione unita ai tanti cambi di scena presentati.