L’estate di Kubrick è una rubrica del Diario di Rorschach. Oggi parliamo di Lolita, film-scandalo del 1962 tratto da un romanzo di Vladimir Nabokov
Che cos’è Lolita? E’ un romanzo di Vladimir Nabokov, certo. E’ un film di Kubrick, risalente al 1962. Lolita è un film sull’amore, sul controllo, sulla follia, sulla contraddizione dell’Uomo e sulle sue debolezze.
Per farlo Kubrick prende le distanze dal mondo hollywoodiano, come ha sempre fatto. Se in The Killing – Rapina A Mano Armata, film del 1956 , creava un noir ibrido, per Lolita ha in mente di raccontare una storia d’amore sopra le righe.
Nonostante le distanze da Hollywood il film nei primissimi minuti sembra citare un capolavoro del cinema Hollywoodiano, ovvero Sunset Boulevard (Viale del Tramonto) con l’uccisione di uno dei protagonisti del film. Nei primi minuti viene anche citato Spartacus.
Lolita è la storia di un professore – Humbert Humbert già il nome ci fa capire che siamo davanti a un doppio – che trascorre le vacanze negli Stati Uniti dove conosce Lolita e se ne innamora. La protagonista è figlia della proprietaria di casa, Charlotte Haze, vedova solitaria che a sua volta si innamora di Humbert. Lolita è una bambina di quattordici anni scarsi. Sa già muoversi nel mondo vero. Con maestria e furbizia. Il professore perde la testa. Kubrick racconta la discesa agli inferi di un uomo di intelletto. Incapace di controllare i suoi impulsi.
Il professore, pur di stare vicino a Lolita, sposa Charlotte, ma il gioco dura poco. In breve tempo una tragedia ribalterà la situazione col professore sempre più vicino a Lolita e alla sua educazione.
La prima parte contiene critiche nemmeno troppo velate alla famiglia, alla società, all’educazione, all’Uomo il tutto in maniera morbida, grottesca e caricaturale. La seconda parte diventa una lenta caduta che di grottesco ha poco. A guidarci nel film uno strepitoso Peter Sellers – nei panni di Clare Quilty, beffardo e machiavellico nella sua opera di sabotaggio – il favoloso James Mason nei panni del professore. Shelley Winters veste i panni di Charlotte. Sue Lyon quelli di Lolita.
Lolita è una storia sulla perdita di razionalità, se vogliamo sulla follia. Una favola che di innocente ha molto poco.
La follia colpisce due uomini. Il primo è un emerito professore. L’altro uno scrittore di spettacoli teatrali. Il film strappa qualche sorriso e qualche risata, ma ha anche momenti surreali. Spassoso e perfido nello stesso tempo – un pò come la protagonista del film – il lungometraggio fa di Lolita l’incarnazione del diavolo o della tentazione se preferite. Nonostante sia giovanissima sa già prendersi gioco degli uomini. E loro non resistono, sbranandosi a vicenda.

Con la maestria che lo contraddistingue Kubrick esplora i meandri più oscuri e complessi della psiche umana. E ci regala una pellicola provocatoria che oscilla tra dramma e black comedy. Cinico e indimenticabile resoconto sugli effetti del desiderio che diventa malattia, ossessione. Controllo. Il Male e l’Uomo sono due temi fondamentali nel cinema di Kubrick. Qui il Male è la tentazione, la lussuria.
La regia stabile e sicura di Kubrick si incontra con la fotografia di Oswald Morris – nome enorme di Hollywood e collaboratore di John Huston, Vittorio De Sica, Sydney Lumet – il montaggio di Anthony Harvey e la colonna sonora di Nelson Riddle. Giudicato scandaloso ai tempi della sua uscita, il film contiene un’aspra critica all’essere umano e alla sua debolezza, che lo porta a una follia irreversibile.
Manco a farlo apposta alla sua uscita il film fu bollato come scandaloso. Si era negli anni Sessanta e una storia d’amore chiaramente pedofila fece rizzare i capelli ai benpensanti. Nonostante questo Lolita fu un buon successo al botteghino. Arriva a incassare quasi cinque milioni di dollari e accresce la fama e la popolarità di Stanley Kubrick. Chi pensava che il regista del film più scandaloso dell’anno fosse un tipo mondano si sbagliava di grosso. Il regista newyorkese nonostante le chiacchiere, le voci e il successo ama isolarsi, passare il tempo con la famiglia e dedicarsi alla lettura. Cercando magari di trovare soggetti per un nuovo film. Ancora con Peter Sellers.
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