Il 19 Marzo 1977 usciva il primo lungometraggio ufficiale di David Lynch, Eraserhead – La Mente Che Cancella. Ne parliamo su Diario di Rorschach
La storia d’amore tra David Lynch e il mondo del Cinema inizia nel 1977. Ma la data è approssimativa. David Lynch è da sempre un pittore, affascinato dall’idea dell’arte in generale.
Ha sempre amato dipingere e ha amato l’idea che le sue opere pittoriche non dovessero mai essere spiegate. In nome dell’arte pittorica si ritrova con una cinepresa in mano. Deve presentare un nuovo lavoro. Pittura in animazione. Il lavoro si chiama Six Figures Getting Sick che viene proiettato all’esibizione di fine anno nel 1966 e vince il primo premio dell’accademia di arte dove Lynch studia.
Da questo momento l’interesse per Lynch nei confronti della cinepresa diventa passione. Inizia a girare diversi cortometraggi – The Alphabet, The Grandmother – e tra il 1971 e il 1972 inizia a lavorare sul suo primo lungometraggio, Eraserhead. Riesce ad ottenere dei fondi dall’American Film Institute ma nel giro di poco tempo termina il budget a disposizione per il film.
Le riprese, il montaggio, la produzione tutto slitta di diverso tempo e arriva a durare cinque anni. Il giovane David intanto divorzia, perde la casa e va a vivere sul set. Per vedere Eraserhead – La Mente Che Cancella occorrerà aspettare fino al 1977. Ovviamente il regista del Montana non è stato fermo. Ha partorito il corto The Amputee che ha influenzato la resa del film. Lynch è diventato anche padre, altro evento importante per capire il suo primo lungometraggio.
Il film, il primo di Lynch, è la storia di un tipografo che vive in un’area industriale e che scopre che la sua ragazza ha partorito un figlio. Ecco, il film può essere riassunto in poche righe. Quello che il lungometraggio mostra è la paura e l’angoscia dell’essere padre, sublimata da una fotografia in bianco nero morbidissima e da scenografie post-industriali. Il film è semplice. Pochissimi attori. Colonna sonora ridotta all’osso. Scenografie spoglie ma maledettamente suggestive.
Eraserhead è un film angosciante. Misterioso. Onirico. Potente. Enigmatico. E’ un dramma teatrale sulla solitudine. E’ un inno al sogno, o all’incubo che a sua volta paga profondi debiti nei confronti di Franz Kafka e Nikolai Gogol.
Eraserhead è un film fatto di luci, suoni lontani e atmosfere oniriche, come la scena della donna termosifone diventata il simbolo del primo Lynch. Nel cast un giovanissimo Jack Nance – attore feticcio di Lynch – Charlotte Steward e Jeanne Bates.
Il protagonista vive una vita tranquilla e solitaria. Fino a quando la sua ragazza non lo invita a cena per dargli la notizia. Da questo momento le sequenze grottesche e horrorifiche prendono il sopravvento e vengono mostrate quasi come se fossero normalità, in un mondo senza colori, senza emozioni o sorrisi.
Il pollo che sanguina, il freak che piange nel cuore della notte – che sarebbe il figlio della coppia – la fabbrica di matite, le piantine senza vaso, il termosifone, la cena a casa dei genitori di Mary. E ancora, la morte del freak, l’abbandono della moglie del protagonista. Tutto è vissuto quasi in maniera inconsapevole dal protagonista. Ma non dallo spettatore, catapultato in un girone dell’Inferno o se più vi piace in un paesaggio lunare. In un pianeta lontano.
Il primo film di Lynch è una morsa che stringe lo spettatore. E’ una fiaba in bianco e nero con nessun lieto fine e un senso perenne di ansia, come nei migliori lungometraggi del regista. Alla sua uscita il film ebbe vasti riconoscimenti nei circuiti indipendenti cinematografici. Etichettato erroneamente come film horror ebbe riconoscimento anche dagli addetti ai lavori.
I registi, quelli seri, si innamorano subito di David Lynch. Si dice che Terrence Malick avesse organizzato infinite proiezioni di Eraserhead per consentire al regista, montatore e sceneggiatore del film di guadagnarci il più possibile.
Stanley Kubrick – affascinato dal giovane talento che aveva preso la visione distorta della società di A Clockwork Orange e l’aveva resa più intima e personale col suo film d’esordio – proiettava il film agli attori di Shining per ricreare quel senso di angoscia presente eccome nel film con Jack Nicholson.
David Lynch passerà dall’anonimato alla celebrità qualche anno più tardi, grazie al film di The Elephant Man. Un’altra storia di un freak, questa volta con risultati clamorosi.