Io sono leggenda. L’ultimo uomo sulla terra nel romanzo di Matheson

Io sono leggenda, il romanzo di Richard Matheson sull’ultimo uomo della terra. La nostra recensione


Io sono leggenda, la copertina del romanzo

Essere l’ultimo uomo al mondo che combatte ogni giorno per la propria vita.

E’ questo lo scenario che si immagina Richard Matheson, scrittore e sceneggiatore statunitense, ne Io sono leggenda, sua maggiore opera datata 1954 (1957 la prima versione italiana).

A differenza della trasposizione cinematografica, fotocopia venuta male della brutta copia dello scritto, il romanzo è qualcosa di molto più profondo della semplice lotta fra il bene e il male proposta dalla pellicola con Willy Smith.

Infatti, oltre ad inaugurare il ciclo post-apocalittico (che influenzerà, e non poco, altri scrittori quali Stephen King), Io sono leggenda cerca di unire diverse tematiche, quali la solitudine, le debolezze dell’uomo e la lotta per la sopravvivenza, inserendole in un contesto vampiresco dove viene ribaltata la classica visione sulle creature dai canini aguzzi.

La storia, che si svolge in un arco temporale che va dal 1976 al 1979, narra le vicende di Robert Neville, unico sopravvissuto sulla terra ad un’epidemia che trasforma la gente in vampiri.

La sua vita è legata n maniera indissolubile alla routine, con uccisioni di creature (o quasi) durante il giorno, e all’attesa, barricato nel bunker/casa, durante la notte.

Animato dalla voglia di capire a fondo la situazione, Robert comprende presto la causa della malattia, attraverso diversi esperimenti e studi approfonditi sulla natura del batterio che ha provocato lo sterminio della razza umana (figlia e moglie comprese), e le contromisura da prendere contro i nuovi predatori (facendo un parallelismo tra superstizione e scienza).

La sua vita, però, cambia totalmente con la scoperta di una ragazza vicino la sua casa che ne sconvolge totalmente l’esistenza.

Dopo varie difficoltà per portarla a casa ed aiutarla, spinto anche dalla voglia di riscotruire un calore umano svanito nella solitudine dei giorni, Robert Neville scopre una scioccante verità: è in atto una riscotruzione della terra da parte di coloro che, non essendosi ancora trasformati in vampiri, combattono tutti i giorni contro l’epidemia attraverso degli antibiotici.

Come le creature, quindi, capisce di essere un pericolo da combattere per questa nuova razza terrestre.

L’entusiasmante finale, avvolto in una riflessione su quanto fatto di buono dall’uomo negli anni, chiude un’appassionante storia che porta a diverse riflessioni.

Richard Matheson

Il romanzo di Matheson si rende particolare per diversi elementi che fanno riferimento tanto all’ambito letterario quanto a quello socio/politico/culturale.

Facendo riferimento al primo ambito, si può dire che il primo tentativo di realtà post-apocalittica è riuscito da un lato a creare un vero e proprio nuovo filone letterario e dall’altro scardinare tutte le regole dell’horror classico.

Difatti, mentre le tipiche narrazioni sui vampiri mettevano al centro la figura di Dracula, in Io sono leggenda viene ribaltata la visione della storia ponendosi dal lato della possibile vittima delle creature.

La differente visione, inoltre, inserisce il protagonista in un mondo in cui non sono le creature a vivere in un mondo di soli umani ma l’esatto contrario, attribuendo la vera diversità all’unico uomo rimasto totalmente in vita.

Oltreppassando anche la figura classica dello stesso Conte di Bram Stoker (grazie agli approfonditi studi sulla vera natura del batterio), poi, Matheson riesce anche a modificare maggiormente la natura delle cose, trasformando a sua volta il protagonista in un mostro, dal punto di vista della nuova razza, da combattere ed eliminare per difendere la nascente società

Questo punto, si ricollega direttamente alla seconda serie di elementi che investe un discorso più ampio da parte dello stesso autore.

L’intero scritto, attraverso una continua tensione creata a causa tanto dell’accerchiamento vampiresco quanto dalla lotta per sopravvivere giorno per giorno, riesce a creare un’atmosfera tale da indurre ad una serie di riflessioni sul genere umano.

La creazione di un batterio che provoca una sciagura immane sulla terra, la necessità di combattere sia i propri nemici che i propri istinti e la, finale, consapevolezza di essere divenuto a sua volta una creatura pericolosa ed unica al mondo, sono situazioni che impongono uno sguardo critico verso l’uomo e a quanto da lui fatto in nome di una superiorità presunta per la difesa della specie.

Il ritmo elevato della narrazione, esplicitato sin dalla prima pagina (Matheson immerge direttamente nella storia per spiegare poi, passo passo, ciò che è accaduto), mette in evidenza ancor di più questo carattere che raggiunge la massima espressione nel finale, con la consapevolezza del protagonista di essere più un giustiziere senza scrupoli, di qualcosa che in realtà non esiste, che un eroe buono dell’umanità.

Alessandro Falanga

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