Batman (Serie TV) – Il pipistrello con la pancetta degli anni ’60

Batman, la Serie TV degli anni sessanta che spopolò fra i ragazzi di diverse generazioni. La recensione su Diario di Rorschach


Batman (Serie TV)
Batman, il logo della Serie TV

Quando si parla di Batman, inevitabilmente il pensiero va ad atmosfere oscure e ad un vigilante dalla personalità non del tutto semplice.

Il mitico Bruce Wayne, però, non è sempre stato dipinto in questo modo e la sua personalità, ad un certo punto della sua vita, è stata modificata totalmente per far presa su un pubblico ben più vasto.

Siamo a metà degli anni sessanta e la crisi del fumetto comincia a farsi sentire.

La DC Comics rischia di chiudere una delle sue testate principali, Batman appunto, e l’unica speranza è quella di un vero e proprio miracolo che permetta di salvare editore e personaggio.

L’occasione propizia per mettere in salvo il celebre uomo pipistrello si presenta alla fine del 1965; la ABC, emittente televisiva ad un passo dal fallimento, decide di giocarsi il tutto e per tutto attraverso la creazione della prima serie dedicata ad un supereroe.

Da quel preciso momento nasce Batman, uno sceneggiato televisivo al di sopra delle righe in cui, cercando di mettere in piedi un vero e proprio show dedicato al mascherato, si tenta di ampliare il pubblico televisivo e dare una chiave di lettura diversa del mascherato.

Ben presto il personaggio creato da Robert Bob Kane, supervisore della serie, diventa un cult grazie ad una serie di elementi che lo distinguono sia dal cupo personaggio fumettistico che dallo schema classico dei serial televisivi.

Partendo proprio dai protagonisti, Adam West (Batman) e Burt Ward (Robin), si può dire che la celebre sigla televisiva, la pancetta del protagonista e le irrazionali frasi pronunciate del braccio destro (Dick Grayson, primo pupillo di Bruce Wayne) rappresentano il marchio di fabbrica di questo lavoro.

Attorno ai due viene costruito un intero nuovo mondo fumettistico dove accanto ai blasonati villain, Cesar Romero (il Joker dal baffetto nascosto), Burgess Meredith (il Pinguino, che diverrà celebre grazie alla saga di Rocky), Julie Newmar (Catwoman) e Frank Gorshin (l’Enigmista), vengono inserite le figure di Alan Napier (Alfred Pennyworth, unico a non conoscere i fumetti del mascherato prima di allora), Neil Hamilton (Commissario Gordon), Stafford Repp (Capitano O’Hara) e Madge Blake (Zia Harriet Cooper, inserita per evitare dicerie su un possibile rapporto omossessuale fra i due eroi).

In questo particolare universo Dc, creato appositamente per un pubblico di ragazzi, il vigilante di Gotham City si distingue per il suo stretto rapporto con la città, che frequenta tranquillamente a tutte le ore del giorno e della notte, i suoi insegnamenti sulle buone pratiche, spesso e volentieri snervanti, e le scazzottate accompagnate dai gloriosi suoni onomatopeici che irrompono al momento di una scena violenta.

Facendo riferimento, invece, alla struttura della serie si possono individuare diversi elementi innovativi che rendono Batman un prodotto del tutto particolare.

Batman (Serie TV)
Batman, i cattivi della Serie TV

Le tre stagioni andate in onda dal 1966 al 1968, in cui viene inserita nel finale anche l’affascinante Yvonne Craig( Barbara Gordon/Batgirl), rispecchiano uno schema classico, quello delle puntate autoconclusive, rimodulato appositamente per l’occasione con un villain per ogni avventura ed una suddivisione in due parti dell’episodio.

Questo elemento fu inserito proprio per rimarcare il collegamento con le tavole della casa fumettistica, in modo da immaginare una sorta di mini albo descritto da una coppia di puntate.

A tutto ciò, oltre agli stereotipi di quegli anni (ripresi più volte nei luoghi e nelle musiche), si collegano anche i colori vivaci sparsi in tutte le zone della televisiva Gotham City, che da un lato richiamano le atmosfere psichedeliche, utili per esaltare i protagonisti ed attirare maggiormente l’attenzione su di loro, e dall’altro il tentativo di fumettizzazione della TV.

Alessandro Falanga

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