Lie To Me, serie tv statunitense con Tim Roth, è stata probabilmente l’ultima serie legata al passato. Prima che cambiasse tutto.
Sin dall’Antica Grecia l’Uomo è stato affascinato dalla Verità. Filosofi e matematici – da Platone a Parmenide passando per Archimede – cercano da sempre di comprendere, capire e decodificare la Verità.
Cal Lightman è ossessionato dalla Verità. La cerca ovunque. Tra i suoi colleghi, tra i casi che gli vengono affidati, la cerca in famiglia ossessionando la giovane figlia Emily.
Cal è un esperto di comunicazione non verbale. Tutti gli esseri umani hanno espressioni in comune per comunicare paura, rabbia, disgusto. Tutte le persone hanno queste espressioni indipendentemente dal credo religioso, politico o dal luogo di nascita.
Scoprire le microespressioni facciali è il compito del Lightman Group, un gruppo di professionisti a caccia della verità in casi che riguardano omicidi, candidature politiche, rapine in banca.
Lie To Me gioca le sue carte sul personaggio di Cal Lightman. Ossessionato dalla verità a tutti i costi e in tutti i settori della sua vita, desideroso di fare giustizia e di illuminare con la torcia della verità tutti i casi possibili attraverso un’occhiata o una battuta provocatoria.
Cal è un personaggio geniale, grottesco, caricaturale. Insopportabile. L’interpretazione del personaggio è affidata a uno straordinario Tim Roth – Pulp Fiction, Four Rooms, Vatel – in uno dei ruoli più interessanti e sfumati della sua carriera.
Il Lightman Group è un insieme di collaboratori motivati. Gillian Foster è il braccio destro di Lightman. Amica di lunga data di Cal vive un profondo rapporto di amore/odio col suo superiore, un po’ come tutti quelli che hanno a che fare con Cal. Lie To Me – oltre a servire sul piatto un crime drama di tutto rispetto – mostra anche il cambiamento di rapporti tra i protagonisti del Lightman Group. Mostra i loro segreti, le loro paure, mostra la loro umanità.

Nelle tre stagioni di Lie To Me vengono mostrati diversi casi. A rafforzare le teorie del gruppo di Cal durante ogni puntata compaiono immagini di personaggi celebri mentre hanno determinate microespressioni. Fra tutti Bill Clinton e Richard Nixon diventati celebri a causa delle loro bugie e nelle espressioni dei loro volti.
Pur non essendo una serie tv molto originale – in alcuni tratti ricorda X Files, Dottor House o The Mentalist – Lie To Me riesce a intrattenere lo spettatore in ogni puntata, grazie a colpi di scena, momenti geniali, battute in stile british affidate al sardonico Tim Roth.
Il cast di attori vede uno stupefacente Tim Roth. Al suo fianco Kelli Williams, Brendan Hines, Monica Raymund, Hayley McFarland e Jennifer Beals.
In ogni puntata c’è un nuovo caso. In molte delle puntate delle tre stagioni di Lie To Me troverete camei di attori anche molto famosi che hanno recitato in Breaking Bad, Twin Peaks e The Following.
Pur non chiudendo il cerchio sui rapporti e i conflitti dei protagonisti, Lie To Me ha smesso di essere programmata nel 2011. All’epoca le serie stavano già svoltando e cambiando stile. Ogni puntata doveva raccontare qualcosa e rimandare alla successiva, cosa che in questa serie tv non accade. E’ quindi improbabile che ci sia una quarta stagione anche perché Lie To Me rappresenta un modo un po’ vintage di fare televisione. Oggi siamo abituati a puntate che si susseguono e si incollano tra loro. Lie To Me è qualcosa di diverso. Anzi, era qualcosa di diverso.
La serialità dopo Lie To Me è cambiata radicalmente. E questo lo sappiamo già. La serie tv con Tim Roth resta un piccolo gioiello legato a un modo molto old school di fare intrattenimento. Forse anche per questo ci è piaciuta tanto.