Kendrick Lamar, Damn

Kendrick Lamar – Damn, il nuovo capitolo del ragazzo-prodigio di Compton

Damn, il nuovo disco del rapper di Compton si distacca in parte dal precedente To Pimp A Butterfly. Ne parliamo su Diario di Rorschach


E’ uscito oggi 14 Aprile Damn il nuovo attesissimo disco di Kendrick Lamar. Per chi avesse vissuto nella Luna negli ultimi cinque anni Kendrick Lamar è un giovane e talentuoso rapper di Compton, quartiere che ha visto – tra gli altri – la nascita dei famigerati N.W.A. guidati da Dr. Dre e Ice Cube. E’ il cugino di Nick Young, cestista NBA che milita nei Los Angeles Lakers anche se lui ha pochissimo a che fare con lo sport.
Lamar incide e scrive musica dall’età di quindici anni. Nel 2010 è uscito il suo primo disco Section.80. Il suo seguito nel 2012 è stato good kid, m.A.A.d city.


La consacrazione di Lamar si deve al suo terzo LP To Pimp A Butterfly dove – oltre a un notevole flow e a testi impegnati che raccontano il mondo dei neri, l’arte e la politica – si notano musiche che uniscono funk, jazz, il soul e musica elettronica. La voce di Lamar è un altro punto a favore: è carica, suadente, potente, riflessiva, dolce. 
David Bowie dichiarò di essersi ispirato anche a To Pimp A Butterfly per il suo ultimo album Blackstar.

Facile quindi che le aspettative per questo nuovo disco di Lamar siano altissime. Qualche settimana fa è uscito il videoclip di Humble dove il rapper losangelino è vestito da santone. Il video presenta un’estetica inedita nell’universo hip-hop. Scordatevi catene d’oro e macchinoni luccicanti. L’universo di Lamar è molto più sfaccettato, elegante e complesso di quello che appare.
L’hype è salito giorno dopo giorno, nonostante in rete non circolasse nulla fino a oggi. Tranne appunto il singolone Humble.

Humble ha fatto da antipasto al nuovo Damn uscito oggi. Il singolo è il giusto antipasto per il nuovo LP. Disco che si distacca musicalmente dai temi street jazz del precedente lavoro. Presenta un hip hop dal suono classico che unisce gli elementi standard del genere e che a tratti ricorda i primi lavori del talento losangelino. Le liriche presentano i temi amati e approfonditi da Lamar. Si parla di Dio. Amore. Denaro. Religione. Politica.


Alcuni titoli dei brani rimandano ai temi trattati, come nel caso della profonda Feel – uno dei pezzi più diretti e sinceri del disco – o della eterea Love che unisce i beat dell’hip hop a suoni elettronici. Molti brani presentano dei continui cambi di tempo e ritmo come in XXX – una piccola suite hip hop – dove partecipano anche gli U2. Rihanna fa capolino nel brano Loyalty uno dei più interessanti di Damn.


Questo nuovo disco di Lamar è sicuramente meno ambizioso del precedente disco. O almeno si presenta come tale. In realtà la musica di questo nuovo disco è profonda e minuziosa. Non siamo davanti al classico disco di hip hop. C’è qualcosa di più intrigante. L’unione tra i beat dell’hip hop coi sintetizzatori, la denuncia politica e sociale di Lamar, i cambi di tempo come nel caso di XXX o di Element o della conclusiva Duckworth fanno di Damn uno dei dischi più importanti e chiacchierati di questo 2017. Chi si aspettava un To Pimp A Butterfly Part II resterà senza parole.
Onore a Lamar dunque. Capace di passare da un disco eccentrico come il precedente a questo, mantenendo intatta la sua direzione musicale e anche la sua coscienza sociale.

A proposito di coscienza sociale, è stato fatto notare che il retro della copertina del disco presenta delle lettere nere su sfondo bianco.

Se fate caso le lettere che escono fuori sono queste: D A H T L A E E T E 2 R D H
Se mischiamo le lettere con un certo ordine troveremo la seguente frase: DEATH 2 THE LEADER (Morte al Capo)… riferimento a Donald Trump?

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