A ovest di Roma, il romanzo postumo di John Fante dalle mille sfumature. La recensione dell’opera su Diario di Rorschach

Malinconico, ironico, surreale, semplice.
Può essere descritto in uno di questi modi A ovest di Roma di John Fante, romanzo postumo dello scrittore datato 1986 (1° edizione italiana 1997).
La spontaneità e la naturalezza con cui viene presentato questo libro è tale da esplodere in maniera improvvisa, tanto da rendere le situazioni descritte più che realistiche nell’ ampio mondo narrato da Fante.
Ad accompagnare questa peculiarità dello scritto sono altri due fondamentali elementi quali la divisione in due parti (Il mio cane Stupido e L’Orgia) e la visione differente delle realtà affrontate, che nel contesto generale appaiono come un’ampia cornice del surrealismo di base intrisenco ai racconti.
Infatti, mentre ne Il mio cane Stupido il punto di vista è quello di Herny Molise, scrittore in crisi e dalla bottiglia facile, all’interno della sua vita immersa nella trasandata famiglia, ne L’Orgia la prospettiva viene ribaltata esaltando l’occhio di un bambino nel suo passaggio dall’innocenza alla cruda realtà.
Sia nell’una che nell’altra parte, Fante riesce a riscostruire, con tanto di tagliente ironia, un contesto verghiano in cui, inevitabilmente, ogni scelta dei protagonisti, e non solo, ricade come un macigno sulle sorti del nucleo familiare descritto.
A tutto ciò, però, lo scrittore, rispolverando totalmente lo stile dello scrittore siciliano, congiunge anche una grande voglia di rivalsa di ogni singolo personaggio, che non solo permette di continuare a vivere in maniera dignitosa ma anche di aggrapparsi ad un barlume di speranza, inteso come vero e proprio senso della propria esistenza.
Ulteriore caratteristica è rappresentata dal forte legame tra l’ambiente familiare e la particolarità di alcune situazioni.
Questo, oltre a determinare le scelte dei singoli, si realizza pienamente con due fattori base, concepiti come rottura della routine quotidiana che fino a quel momento aveva caratterizzato il contesto.

L’arrivo del cane studio ed omosessuale e la concessione di un’apparente miniera d’oro, difatti, rappresentano i motivi per cui l’esistenza della famiglia di uno scrittore in crisi di idee, e di identità, e quella di un inguenuo bambino cambiano improvvisamente.
I due elementi, per quanto differenti, portano, soprattutto i protagonisti, a prendere strade diverse da quelle fino a quel momento intraprese e sperimentare nuovi approcci che, però, fatalmente li riconducono sulla via inziale.
Infine, la rappresentazione di diverse scene di vita quotidiana, fatte di discussioni, compromessi, litigi e riappacificazioni, caratterizza i racconti tanto da mostrarne la concretezza di un contesto di tutti i giorni.
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