Aspettando il secondo capitolo di Blade Runner su Diario di Rorschach si parla del primo storico film del 1982 diretto da Ridley Scott
Avvampando gli angeli caddero. Profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell’orco (Roy Betty – Blade Runner)
Il 2017 è ufficialmente l’anno dei graditi – si spera – ritorni, tra il secondo Trainspotting, il nuovo capitolo della trilogia di Star Wars, la terza stagione di Twin Peaks e il ritorno di Blade Runner.
Erano anni che si parlava di un sequel per il film capolavoro diretto da Ridley Scott nel 1982. Finalmente, una sceneggiatura degna – così almeno pare – e un regista molto in gamba – Denis Villeneuve, regista dell’apprezzatissimo Arrival – hanno tirato fuori il sospirato secondo capitolo tratto dai romanzi di Philip K. Dick.
Ma facciamo un salto indietro e cerchiamo di capire COSA ha reso grande il film di Scott, vera e propria pietra miliare nei film di fantascienza. Il primo aspetto da analizzare è che la trama di Blade Runner – che dista, e non di poco dal romanzo da cui è tratta Do Androids Dream Of Electric Sheep? – è un noir in piena regola ambientato in un futuro lontano. Ovvero nel 2019.

La trama noir viene enfatizzata dal futuro. Un futuro che appare lontano. Un futuro con macchine volanti, architetture sfarzose e pubblicità enormi il tutto bagnato da una pioggia costante che sembra non cessare mai. Il cattivo in questione non è un imbroglione o un ladro. I villains sono quattro androidi, simili alla razza umana ma differenti per un motivo. Non provano empatia. Compito di Rick Deckart – interpretato da Harrison Ford icona di un certo Cinema negli anni Ottanta – è quello di scovare questo gruppo di androidi per porre fine alla loro esistenza. Il buon Dick si mette alla ricerca degli androidi in una battaglia senza esclusione di colpi fino allo scontro finale.
Una scena entrata di diritto nella Storia del Cinema grazie alla storica battuta Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser… e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E’ tempo di morire.
Il cast vede la presenza di Harrison Ford, il fenomenale Rutger Hauer, la bellissima Sean Young, la letale Daryl Hannah e infine Joanna Cassidy. La fotografia di Jordan Cronenweth e la colonna sonora di Vangelis arricchiscono il film che si trasforma in esperienza totale.

Blade Runner prende spunto dal noir. Quello anni Cinquanta. Il film non ha un ritmo serrato e come ogni noir che si rispetti rivela la sua essenza scena dopo scena. Senza anticipare, anzi rallentando più del dovuto. Il film stesso si presenta come la copia di una copia. Niente è originale. Il film – abbiamo detto – prende spunto da un romanzo di Philip K. Dick, dal genere noir, dalla fantascienza in generale. Ma a differenza di un qualsiasi film di fantascienza serve sul piatto questioni filosofiche non da poco.
Una delle vette di Blade Runner sta nel contesto storico. In un futuro dove gli androidi sono diventati un problema e vanno spenti il prima possibile. Una società multietnica e sfaccettata. La nebulosità del futuro si nota dal nero – colore principale del film – e dalla pioggia incessante. Dai grattacieli immensi. Dalle stanze poco illuminate. Il protagonista è alla ricerca di quattro androidi che devono essere fermati, abbiamo detto. Per individuare gli androidi Deckart ha a disposizione un test, il Meinh-Kampf capace di capire se ci troviamo davanti a un essere umano o a un androide.
Ci sono anche aspetti filosofici che fanno parte del film. Aspetti che riguardano la mortalità. Il consumismo. Il mistero della vita umana. Sono pochi gli esseri umani reali nel film e ognuno di loro ha problemi vari. C’è chi si rifugia in sé stesso costruendo giocattoli. C’è chi inganna il tempo giocando a scacchi. C’è chi vive una vita solitaria fatta di rimorsi e rancori. L’Uomo si nasconde. L’Androide invece urla il suo diritto all’esistenza.
Diventa difficile capire dove inizia l’Essere Umano e dove termina l’Androide dentro ognuno di noi. Gli androidi dimostrano un attaccamento all’esistenza molto più intenso rispetto agli Esseri Umani, che qui appaiono come apatici, passivi, senza emozioni. Sconfitti.
Con questo e altro dovrà fare i conti Villeneuve, apprezzato regista della nuova generazione di Hollywood. Per ora sappiamo che i fatti si svolgono trent’anni dopo quelli accaduti nel primo film. Denis Villeneuve – Enemy, Sicario, Arrival – sarà alla regia, mentre la sceneggiatura è curata da Hampton Fancher che ha scritto anche lo script del primo Blade Runner. Accanto a lui Michael Green. Ridley Scott – regista del primo capitolo – sarà il produttore mentre Roger Deakins – storico fotografo per i fratelli Coen – curerà la fotografia di Blade Runner 2049.
Il cast del film vede il ritorno di Harrison Ford, accanto a lui Ryan Gosling e Jared Leto. Tutto il resto è top secret. Per ora abbiamo una data 4 Ottobre 2017. Prendete nota e nel frattempo…origami.