Supersonic, il documentario nostalgico sulla storia degli Oasis

Supersonic, il documentario sugli Oasis uscito a Novembre è molto più di una semplice storia. E’ un racconto su come eravamo


Il concerto di Knebworth fu la fine di un’era. Fu l’ultimo grande concerto nell’epoca del pre-internet. Poi le cose cambiarono per sempre” (Noel Gallagher – Supersonic)

Bastano queste frasi pronunciate a farci capire che la storia degli Oasis è stata la storia di un mondo che oggi non c’è più. Sempre secondo l’autore della maggior parte dei brani degli Oasis “siamo stati l’ultimo grande gruppo rock, un gruppo di ragazzi che arrivava dalla periferia e in un paio di anni è partita alla conquista del mondo“. Parole forti. Parole sincere.

Supersonic è un documentario nostalgico, malinconico, ma anche molto divertente ed emotivo. La storia la conoscono tutti. Due fratelli della Manchester più povera mettono su una band e nel giro di pochi anni diventano LA band di riferimento per capire gli anni Novanta, per capire l’Inghilterrra, per capire persino la società prima dei social network (…e prima di Twitter, vero Liam?).
In particolare Supersonic narra le gesta – dentro e fuori dal palco – degli Oasis fino allo storico concerto di Knebworth, tenutosi nell’estate del 1996 con un pubblico di 250.000 persone – e altri 2 milioni e mezzo di persone alla ricerca di biglietti – che segnò un’epoca. Dopo, sempre citando Noel, tutto cambiò. 

Quello che fa Supersonic è raccontare una storia nota, arricchendola di particolari e di voci che sbucano dallo schermo, come quelle della signora Peggy – madre dei due – o del terzo fratello Gallagher.
Il documentario cerca anche di capire – qualora ce ne fosse bisogno – la natura del rapporto di amore-odio tra i due protagonisti. Rapporto che porterà la band a sciogliersi nel 2009. Ma questa storia non ci interessa. Quello che viene narrato qui è il talento di Noel nello scrivere canzoni. La sfacciataggine di Liam. Le risse nei locali. La droga. I concerti. I dischi.

Scavando ancora più a fondo è la storia di una band che ce la fa, che riesce a sfondare non grazie ad apparizioni in televisione su improbabili programmi, ma suonando e risuonando in giro per la Gran Bretagna fino ad ottenere un contratto discografico. E’ l’inizio di tutto. Definitely Maybe prima e (What’s The Story) Morning Glory? poi definiscono gli anni Novanta ma anche milioni di ragazzi. Singoli come Wonderwall, Don’t Look Back In Anger, Supersonic scavano a fondo nelle anime dei ragazzi che si innamorano dei Gallagher e corrono ad acquistare i loro dischi e ai loro concerti. E’ l’apice della cool Britannia.


I concerti si fanno sempre più affollati. Le risse sempre più chiacchierate. Lo scandalo è sempre dietro l’angolo, alimentato da una stampa che altro non aspetta che spargere nuova benzina su un fuoco già bello ardente. Supersonic è la storia di un contrasto, di un incontro di box infinito tra due poli opposti. “Io sono un gatto, lui è un cane, cambiare la nostra natura è impossibile” dice a un certo punto Noel ha proposito del rapporto col fratello Liam. E ha ragione.

La regia curata da Mat Whitecross – famoso per aver diretto molti video dei Coldplay – seziona accuratamente il materiale. Riuscendo nella non facile impresa di calibrare alla perfezione momenti goliardici con altri più riflessivi, inoltre i filmini amatoriali del dietro le quinte mostrano la band esattamente come ce l’aspettavamo: spaccona e arrogante. I fuck non si contano, così come le battute a effetto e l’atteggiamento costante da hooligan in uno stadio. Solo che lo stadio non sta guardando una partita di calcio, ma quegli hooligan.
Supersonic è un documentario dannatamente sincero, onesto fino al midollo. E’ un pezzo di storia mostrato ai nostri occhi. Una storia finita, ma sempre bella da rivedere.

Supersonic battezza una piccola fase del Diario di Rorschach. Nelle prossime puntate continueremo a parlare degli Oasis raccontando un disco in particolare: Standing On The Shoulder Of Giants.

 

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