Anche Diario di Rorschach rende omaggio al chitarrista e compositore Chuck Berry, padre del Rock scomparso negli scorsi giorni
La notizia della morte di Chuck Berry ha scosso il mondo del rock dalle fondamenta. Chuck non è stato solo il padre spirituale del rock, ma ne ha anche incarnato l’estetica e lo stile del rocker maledetto. Senza di lui non avremmo avuto gran parte della musica Rock degli ultimi cinquant’anni. Questo per far capire l’importanza storica – ma anche sociale – di Chuck Berry. L’infanzia di Berry non è delle più felici, nonostante provenga da una famiglia agiata. Il padre era diacono. Sin da giovane si caccia nei guai e va in carcere. Esce nel giorno del suo ventunesimo compleanno.
Si sposa, ha una figlia e lavora un po’ ovunque per mantenere intatto il nucleo familiare. Il grande successo con la musica – all’epoca un hobby tra un lavoro e l’altro – lo ebbe nel 1955 quando alcuni suoi brani iniziarono a passare in radio. Sono gli anni di Maybellene, Roll Over Beethoven e Johnny B, Goode. Nonostante il successo e i tour in giro per l’America, Chuck ha una passione innata per i guai. Ama mettersi nei guai. Finisce di nuovo in galera questa volta per aver avuto rapporti sessuali con una minorenne. Quattro anni di prigione.
Un artista normale a questo punto sarebbe ai margini della società. Non avrebbe più possibilità di fare carriera. Sarebbe finito. Berry no. Nel frattempo è successa un cosa assurda. Molti giovani artisti emergenti – Beatles, Rolling Stones, Beach Boys – hanno riconosciuto l’enorme valore dell’artista, capace di mettere la chitarra elettrica al centro del suo sound. Berry – assieme a svariati artisti dell’epoca come Buddy Holly, Willie Dixon, Bo Diddley – è diventato una Leggenda, a sua insaputa. I giovani artisti lo idolatrano. E le nuove generazioni di musicisti lo hanno preso ad esempio. E lui è di nuovo sulla cresta dell’onda. Sono gli anni di You Never Can Tell e No Particular Place To Go.
I primi dischi dei Beatles e dei Rolling Stones – siamo nei primi anni Sessanta – contengono diverse cover. Se andate a cercare i brani noterete che ci sono diversi brani scritti proprio da Chuck Berry. Ma è solo l’inizio. Durante gli anni molti artisti – specie chitarristi rock – riconosceranno l’importanza di Chuck Berry nella loro formazione. Pensate ad Angus Young – chitarrista degli AC/DC – e al suo duckwalk preso proprio da Berry. Pensate a Eric Clapton, Keith Richards, Jimmy Page, Tony Iommi. Tutti musicisti che sfondano negli anni Settanta e che devono una fetta del loro sound a Chuck Berry.
Con gli anni Berry diventa sempre meno prolifico in studio nonostante nella sua carriera abbia pubblicato un album come After School Session (1957), Chuck Berry Is On The Top (1959), Two Great Guitars – LP con Bo Diddley – del 1964 e il Live At Fillmore Auditorium del 1967. L’ultimo suo disco è Rock It del 1979. Negli anni Ottanta è sempre in tour con concerti accesi e brani fondamentali per la storia del rock’n’roll. Gira il mondo per diffondere il Verbo del Rock.
La grande rivoluzione di Berry – riconosciuto come Padre del rock – è stata quella di aver fatto presa sui più giovani, con testi che colpivano e parlavano alle giovani generazioni. Accanto a testi che stimolavano il pubblico più giovane Berry è stato musicista raffinato. La sua musica includeva riff e assoli, molto semplici ma anche molto efficaci.
Berry ha messo al centro la chitarra elettrica. Ne ha fatto uno strumento di amplificazione delle sensazioni e delle emozioni. Nel corso della sua carriera è stato omaggiato infinite volte, non solo nel mondo della Musica. Il Cinema gli ha reso omaggio diverse volte, basti citare la storica scena di Back To The Future di Robert Zemeckis – con Marty McFly che suona Johnny B. Goode ad alcuni giovani dell’epoca che ancora non lo conoscevano – e l’altrettanto importante scena di ballo tra John Travolta e Uma Thurman in Pulp Fiction di Quentin Tarantino tra le note di You Never Can Tell.
Il 18 Ottobre 2016 per festeggiare i novant’anni dell’artista statunitense la sua etichetta discografica pubblica la cover di un nuovo disco di inediti di Berry. Probabilmente la malattia o gli ultimi mesi di vita dell’artista hanno fatto slittare la pubblicazione di quello che – a questo punto – diventa il testamento artistico del chitarrista. Le note di Chuck – questo il titolo del disco di prossima pubblicazione – recitano: “Questo disco è dedicato alla mia amata Toddy. Mia cara, sto invecchiando! Ho lavorato a questo disco per tanto tempo. Ora posso appendere le scarpe al chiodo!”.
Tanti gli omaggi, innumerevoli le citazioni in questi giorni e non solo. Molti artisti hanno già omaggiato il mito di Chuck Berry. Da Sting ai Green Day.
Vi lasciamo con questa storica interpretazione di Bruce Springsteen, un omaggio fuori dalle righe al Padre del Rock.