I Depeche Mode ritornano in grande stile con il nuovo album Spirit, una critica alla nostra società. Ne parliamo sul Diario Di Rorschach
Rispetto a molti gruppi coetanei i Depeche Mode sono usciti indenni – si fa per dire – da diversi momenti bui. Se pensiamo che oggi i Cure vivono di rendita con i loro vecchi brani, i REM si sono separati da un pezzo, gli U2 non azzeccano un disco da vent’anni ecco che i Depeche restano gli unici superstiti di una modus operandi che unisce buoni/ottimi dischi a dispetto di una carriera più che trentennale. Per approcciarci a Spirit, nuova fatica del terzetto e necessario capire COSA sono i Depeche Mode oggi.
Prima considerazione: questo è disco molto politico. I Mode ci avevano abituati già dai loro esordi con dischi come Construction Time Again – vi ricordate Everything Counts? – e Some Great Reward. Sulla carta i fan della prima ora potrebbero essere soddisfatti.
Seconda considerazione: il cambio di produttore dietro la musica dei Mode. Dopo tre album – Playing The Angel, Sounds Of The Universe e Delta Machine – i Depeche hanno cambiato produttore, affidandosi a James Ford – Arctic Monkeys e Florence & The Machine – che sostituisce Ben Hillier.
Hillier è stato poco amato da una buona parte della fanbase, reo di aver rovinato il suono dei DM e averlo impoverito, uccidendo i dettagli sonori che erano il piatto forte dei Mode.
Così dicono i fan.
Ascoltando il nuovo album si ha la certezza che il cambio dietro la cabina di regia abbia in parte svecchiato il suono del terzetto, rendendolo più fresco – ma questo non vuol dire che gli altri album suonassero vecchi, anzi – ma anche più stratificato e, in parte, complesso. Spirit è un album da ascoltare in cuffia per meglio scoprire tutti i dettagli sonori che si celano dietro le dodici tracce che lo compongono. Tracce politiche e sociali con una buona dose di pessimismo e sarcasmo. Il nuovo percorso sonoro ha avuto il suo degno antipasto con Where’s The Revolution? primo singolo dell’album. Una spinta a reagire alla bugie del sistema, alle ingiustizie e alle oppressioni.
Spirit si presenta come un disco politico, dunque. Un disco stratificato, complesso che vive di elettronica ben amalgamata alle chitarre di Gore e ai sintetizzatori. Classica ricetta Mode quasi invariata da dieci anni a questa parte. Impossibile non restare folgorati da Going Backwards che apre il disco con il suo pianoforte e l’elettronica potente e coinvolgente – We are not there yet / We have not evolved / We have no respect / We have lost control canta Gahan o ancora We feel nothing inside because there’s nothing inside cantata assieme a Martin Gore alla fine del pezzo – o dal ritmo di Scum con la voce stratificata di Gahan sempre in perfetta forma.
You Move è il primo brano scritto da Dave Gahan e Martin Gore assieme. Il brano meno sociale del disco. Non era mai accaduto prima che i due collaborassero insieme per un brano dei Mode. Martin Gore ha sempre scritto tutti i brani dei Depeche Mode, anche se da qualche disco a questa parte anche Dave ha preso parte al processo di scrittura con buoni risultati. Per Spirit il frontman ha scritto la ballata soul The Worst Crime con forti connotazioni politiche – Blame misinformation, misguided leaders / Apathetic hesitation, uneducated readers / For whatever reasons we now find ourselves in this / We are all charged with treason / And there’s no one left to hear – l’eterea Cover Me – che parte lenta e poi avvolge come una coperta.
Ha scritto anche Poison Heart, altra ballata soul con un incedere deciso di batteria e sintetizzatori. Poison Heart rappresenta il cuore di Spirit, probabilmente ne rappresenta la filosofia. Una filosofia basata sul contrasto tra melodie accattivanti, arrangiamenti superbi e testi molto “sociali”.
We’ve been walking far too long that I see road
My broken heart is colder than a stone
I know you’ve never ever be my friend
Now you push me to the edge
Gahan ha inoltre scritto il brano No More (This Is The Last Time) uno dei momenti più incisivi del disco dove la produzione di Ford si sente eccome. So Much Love è un brano dalla struttura rock, sporcata però dalla presenza di sintetizzatori, dai cori di Martin Gore e da un ritornello accattivante. Uno dei brani più interessanti e eighties dell’intero LP.
Martin Gore ha tenuto per sé la breve Eternal e il brano di chiusura, l’oscura The Fail:
People,
How are we coping?
It’s futile to even start hoping.
If justice will prevail,
the truth will tear the scales.
Our dignity has sailed, we failed
A differenza del precedente Delta Machine – un sunto dei Depeche dagli esordi ad oggi – il nuovo album si presenta con temi ricorrenti e una coerenza a livello musicale.
Le liriche di Spirit sono pessimiste, i Depeche Mode guardano il mondo e si accorgono che le cose non vanno come dovrebbero. Lo avevano già fatto tanti anni fa, quando avvisavano i fan del pericolo del consumismo o dell’alienazione. Spirit mantiene intatto quel fuoco sacro che da sempre caratterizza il suono della band. Non solo. Il disco mostra le buone caratteristiche di songwriting di Dave Gahan, qui alla sua migliore prova nella scrittura dei testi, affiancato da un’ottima produzione e da un Martin Gore sempre ispirato. Trovate un’altra band che dopo quasi quarant’anni di carriera mantiene ancora caldo questo fuoco. Per dirla alla loro maniera, the fire still burns.
Antonio Soda
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