Jackie è appena uscito nei cinema italiani dopo aver riscosso un buon successo in America. Ecco perché il film ci è piaciuto tanto
Un popolo ha bisogno della sua storia. Ha bisogno di sapere che persone reali hanno davvero vissuto qui (Jacqueline Kennedy – Jackie)
L’America racconta sé stessa e il suo passato per guardare avanti e lo fa attraverso vicende tristi. Episodi anche traumatici nella storia degli Stati Uniti.
Jackie è l’esempio perfetto di una favola made in USA. Una favola con un amaro finale. E’ la storia di chi per un breve attimo della sua vita ha avuto tra le mani il Potere, prima che il Potere scivolasse tra le dita nel giro di poche ore.
Jackie è un lungometraggio acre con un inizio toccante e con un finale ancora più drammatico e sentito, tra le note di Camelot, musical scritto da Alan Jay Lerner. Nel film scoprirete cosa c’entra Camelot.
Il film è la storia di Jacqueline Kennedy, ex First Lady ed ex moglie di John F. Kennedy, brutalmente ucciso il 22 Novembre 1963 a Dallas, Texas.
Questa vicenda è il perno attorno al quale ruota tutto il film. Film che si apre con un’intervista che l’ex First Lady rilascia a Theodore H. White (Billy Crudup) giornalista politico di Life. L’intervista è quasi un pretesto per esorcizzare i tristi accadimenti avvenuti qualche giorno prima.
Il corteo funebre avrà luogo. E io camminerò fino alla cattedrale dietro a Jack. E dica al generale De Gaulle che se vuole venire su un’auto blindata, o su un carro armato se preferisce. Io non lo biasimerò. (Jacqueline Kennedy)

La Jackie di Pablo Larraìn, regista del film, è un personaggio ricco di sfumature. E’ dolce, graziosa, amorevole, ribelle, triste, perfino sadica e testarda nel voler rendere omaggio al marito defunto a modo suo. Tutti questi innumerevoli volti vengono prestati da una Natalie Portman in stato di grazia assolutamente alla portata del ruolo. La Portman riesce nella difficile impresa di raccontare un personaggio-chiave della Storia (anche) attraverso le sue confessioni, le sue sigarette, i suoi abiti.
La moglie di JFK è stata donna di classe, che ha intuito la potenza dei mezzi di comunicazione, degli abiti, dell’intrattenimento, insomma dei dettagli che si sono minuziosamente celati dietro l’operato politico del marito.
La protagonista viene umanizzata con tutti i suoi difetti e le sue facce. Logico aspettarsi un lungometraggio che si regge quasi esclusivamente sulla flebile voce della protagonista. Ma si regge anche sui suoi primi piani colmi di lacrime, di grinta e rabbia, con un tocco di amara consapevolezza come ad esempio sulla leggendaria infedeltà di suo marito: “A volte andava nel deserto da solo, per farsi tentare dal diavolo. Ma poi tornava dalla sua amata famiglia. E io non fumo” ammette ironica l’ex First Lady in una scena del film.
Il lungometraggio è costruito in maniera molto intelligente, con un montaggio che la fa da padrone, mostrando diversi aspetti della vita della protagonista. Si passa dal tour alla Casa Bianca diretto dalla CBS, ai solenni funerali resi al marito, passando per le confessioni suicide al prete (un eccellente John Hurt qui alla sua ultima interpretazione) fino alla determinazione che riguarda l’organizzazione dei funerali, che diventano momento di saluto degli Americani tanto a John Kennedy, quanto alla moglie.
Il tutto viene enfatizzato dalla colonna sonora di Mica Levi, un tema quasi horror che rende ancora più evidente il dolore e la solitudine della protagonista.

Il film vaga da una parte temporale all’altra passando dalla giornata del 22 Novembre alla nuova vita della protagonista passando per i giuramenti del nuovo presidente Lyndon B. Jonhson, tra le lacrime di Jacqueline, sapendo esattamente dove andare a finire, grazie a una regia sontuosa e mai insicura.
In questo senso un plauso va fatto al regista, il cileno Pablo Larraín (Tony Manero, El Club, Neruda). La specialità di Larraìn sta nel mitizzare personaggi iconografici come lo è stata appunto Jacqueline Kennedy. L’idea del film pare sia venuta al regista Darren Arofnosky con il quale la Portman aveva già lavorato in Black Swan. Il regista americano ha reclutato il regista cileno “sfidandolo” a fare un film in lingua inglese. Sfida sicuramente vinta.
La storia ruota dunque attorno a Jackie, una straordinaria Natalie Portman, divenuta ormai attrice di razza. Tuttavia altri attori vanno citati, tra cui John Hurt nei panni del prete confessore, Billy Crudup in quelli del giornalista, Peter Sarsgaard in quelli di Robert Kennedy.
Presentato in anteprima alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia Jackie ha vinto il Premio Osella per la miglior sceneggiatura. Ha inoltre ottenuto diverse candidature all’Oscar tra cui Miglior Attrice Protagonista, Miglior Colonna Sonora e Migliori Costumi.
Un po’ come in The Hacksaw Ridge anche Jackie racconta una storia. Una storia meno epica ma più “sentita” e drammatica. Un profondo trauma nel cuore degli Stati Uniti per un film nostalgico, drammatico, imperdibile.
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