La compagnia dei celestini. La satira di Benni nella descrizione di un’amara realtà

La compagnia dei celestini, di Stefano Benni, attraverso la satira descrive un mondo pieno di contraddizioni. La recensione del romanzo su Diario di Rorschach

La satira, nella letteratura, può diventare un’arma talmente tagliente da imprimere un duro colpo alla realtà in cui viviamo.

In diversi romanzi, questa viene utilizzata come punto di riferimento per portare avanti una vera e propria analisi, a cui la società non solo non può sottrarsi ma è “costretta” a subire attraverso un’ampia riflessione su quanto descritto.

Fra i tanti testi in cui è presente questa brillante tecnica, si può senza dubbio citare La compagnia dei celestini è un romanzo di Stefano Benni (Bologna, 12 agosto 1947), edito da Feltrinelli 1992 (Clicca qui per l’acquisto).

Stefano Benni, autore de La compagnia dei celestini

Benni, scrittore, giornalista, sceneggiatore e drammaturgo italiano di grande talento, attraverso la “costruzione” di giochi di parole e di situazioni surreali, è riuscito negli anni ad imprimere il suo stile, tanto crudo quanto ironico, al mondo che lo circonda.

La compagnia dei celestini non fa certo eccezione a questo modo di scrivere pungente e, attraverso la metafora del gioco, permette di raccontare la storia di tre orfani che con le loro gesta, si destreggiano in una quotidianità “dominata” da personaggi a dir poco ambigui.

La trama narra le vicenda di alcuni orfanelli,la compagnia dei celistini appunto. Che viene scelta per la grande sfida annuale di campionato di Pallastrada, come rappresentante della città di Gladonia.

I ragazzi fuggono dall’orfanotrofio in una corsa rocambolesca verso la meta segreta del campionato.

Al loro seguito personaggi ambigui come il Mussolardi, spietato uomo d’affari e possessore di reti televisive, omuncoli in cerca di gloria, assessori ipocriti, priori degenerati e un’antica profezia.

La compagnia dei celestini

Colpi di scena, apparizioni, sparizioni e tradimenti, mettono in scena l’allegoria dell’esistenza in cui “alcuni avranno quello che meritano e altri no”, perché cosi è la vita.

Lo stile del romanzo è molto originale con diversi elementi tipici dello scrittore bolognese.

Il lessico, ricco di neologismi, mantiene un ritmo incalzante e il susseguirsi delle vicende non lascia alcuno spazio alla noia.

Ironia e humor graffiante la fanno da padrona senza tralasciare la critica sociale, dove l’autore esprimere le contraddizioni della società contemporanea in tono beffardo, riuscendo a strappare un sorriso laddove in pochi ci sarebbeo riusciti.

Privo di retorica, il romanzo segue il corso degli eventi con naturalezza, in cui tutto diventa possibile attraverso l’eterna lotta fra “buoni e cattivi”, dove la giustizia viene contrapposta all’interesse e al profitto.

Antonella Rella

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