Inland Empire

Inland Empire è il testamento di David Lynch, lunga vita a Inland Empire

Nel 2007 è uscita l’ultima fatica cinematografica di David Lynch: Inland Empire. La nostra recensione


Inland Empire esce il 9 febbraio 2007. E’ un film ancora oggi chiacchieratissimo, amatissimo ed odiatissimo. Analizziamolo. 

Partiamo dal presupposto che capire David Lynch – specie nella sua ultima fase – è impresa ardua. Praticamente impossibile. Va fatta però un considerazione. Quando vi approcciate a film come Lost Highway, Mulholland Drive o Inland Empire, dovete considerare che Realtà, Sogno, Visione, Inconscio, Incubo sono tutti sullo stesso piano e seguono lo stesso filo un po’ come in  di Federico Fellini.
Non c’è distinzione nel Cinema di Lynch tra Vero e Falso. Fanno entrambi parte dello stesso gioco. La normale visione della vita è spezzata. Il normale filo temporale è spezzato.

Questa teoria trova conferma anche nell’ultima puntata della seconda stagione di Twin Peaks quando Cooper entra nella Loggia Nera e trova sé stesso diverse volte. Trova Cooper che è già entrato nella Loggia Nera. Trova Laura Palmer, Leland Palmer, BOB, il nano e diverse altre visioni di sé. Alla faccia dei riferimenti spazio-temporali. Non solo. La Loggia Nera è esattamente uguale a quella che aveva sognato. La Realtà E’ il Sogno e tutto accade nello stesso momento.

Tenendo ben saldo questo approccio, Inland Empire è la storia di Nikki Grace. Nikki è un’attrice hollywoodiana che viene ingaggiata per un ruolo nel film On High In Blue Tomorrows. Una volta ingaggiata, Nikki scopre che in realtà il film è un remake e che la prima versione del film non fu mai terminata. Gli attori vennero uccisi dalla malavita polacca.

A questo punto inizia il trip vero e proprio nella mente tormentata di Nikki. Quella che vediamo è realmente Nikki o è il suo alter ego Sue Blue, la protagonista di On High In Blue Tomorrows? Sono i suoi sogni, i suoi incubi, le sue premonizioni o è la sua vita vera? Cos’è reale?
E’ lei la persona che fa colazione col marito o colei che racconta storie di violenza a un signore grassoccio con gli occhiali, stringendo un cacciavite in mano? Ovviamente non c’è risposta. Cioè non c’è una sola risposta logica, fredda, definitiva che possa spiegare quanto si vede.


Le immagini sommergono come una cascata lo spettatore e sono un flusso di coscienza che non ha mai termine. Si alternano momenti paranoici, da incubo ad altri veramente spaventosi e deliranti. Chissà che David Lynch non prosegua almeno in piccola parte su questa rotta per la nuova stagione di Twin Peaks!

Con Inland Empire Lynch prova a descrivere la mente. I suoi eccessi. Le sue visioni. Le sue forzature. Non è una banale storia, ma è un trip dentro un labirinto. Cioè nela mente della protagonista. E’ un dialogo di notte al telefono con l’assurdo. Al termine della pellicola c’è poco da capire. Il finale non spiega nulla di quanto visto in tre ore di pellicola digitale. E’ un’opera da vedere e rivedere, scoprendo sensazioni – perché di questo è fatto il Cinema di Lynch, di sensazioni – e provandone di nuove.

Tecnicamente il film è il primo e unico lungometraggio girato interamente in digitale. La colonna sonora questa volta non è affidata ad Angelo Badalamenti ma ci sono brani dello stesso Lynch, di Beck e di Nina Simone. A proposito, siamo abituati a pensare al Cinema Classico che usa musiche forti nei momenti di tensione, e musiche rilassanti nei momenti dolci o romantici. Anche in questo caso il regista del Montana stravolge i canoni, usando musiche differenti in momenti da incubo e la scena in cui il gruppo di donne balla At Last di Etta James mentre Nikki/Sue è attonita vale più di mille parole.

Nel cast compare una sontuosa Laura Dern, da sempre musa del regista che qui ci regala una prova assolutamente di valore.
Le riprese, a volte sfuocate, mostrano spessissimo il volto dei protagonisti che coprono di taglio l’intera inquadratura. Tutto questo per rimarcare quel senso claustrofobico ben presente in Inland Empire reso possibile anche dai continui corridoi strettissimi e da porte aperte di continuo. L’uso di luci naturali lo fa sembrare un dramma distante dalle luci della ribalta di Hollywood.

Inland Empire è l’ultimo film di David Lynch. Fare di meglio e di più era francamente impossibile e questo il regista di Missoula lo sa benissimo. Dopo quest’opera ha abbandonato il Cinema, dirigendo un concerto dei Duran Duran nel 2011, un videoclip dei Nine Inch Nails nel 2013 e collaborando con Angelo Badalamenti in un progetto di musica elettronica.

Inland Empire resta – per ora – il suo testamento cinematografico. Per quello seriale occorre aspettare dieci anni quando David Lynch fa una mossa clamorosa: torna, per l’ennesima volta a Twin Peaks.

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