Pensare con i piedi di Osvaldo Soriano racconta le vicende dell’Argentina attraverso la romantica metafora calcistica. Storia, esperienze di vita e racconti sul mondo del pallone
Molte volte il calcio può essere in grado di scandire diversi momenti della nostra esistenza e trasformare singoli avvenimenti della vita in grandi esperienze.
Quando poi si incontrano personaggi picareschi, storia di una nazione ed esperienze adolescenziali, ecco nascere un vero e proprio capolavoro come quello descritto da Osvaldo Soriano nel suo Pensare con i piedi.
Dotato di una semplicità nella scrittura e supportato da un ritmo incalzante, il romanzo del giornalista e scrittore argentino, pubblicato con il titolo di Cuentos de los años felices nel 1993 e tradotto in italiano due anni più tardi, narra, attraverso la metafora calcistica, la storia di una nazione attraverso differenti prospettive.

Pensare con i piedi, infatti, si caratterizza per la divisione in tra parti narrative, Nel nome del padre – L’altra storia – Pensare con i piedi, che non solo permettono di far emergere l’aspetto romantico dello sport più popolare al mondo, soprattutto nella prima e nella terza sezione, ma anche tutte le sfumature e tutte le peculiarità di una nazione come l’Argentina.
Nella prima parte, Nel nome del padre, Soriano riesce a descrivere con maestria tanto le esperienze personali quanto il periodo pre e post peronista.
Il rapporto con il padre, un ispettore dell’Ente acqua pubblica, le esperienze nella locale squadra di calcio e gli episodi nei luoghi della sua adolescenza, si uniscono alla descrizione di un periodo storico che prende piede da Peron, fortemente odiato da suo padre, e si dirama nei periodi precedenti, vissuti dal genitore, e successivi alla fase populista.
La seconda parte, invece, cerca di descrivere una grande fetta di storia non ufficiale (o per meglio dire modificata dalle fonti ufficiali) dell’Argentina, partendo dal moto rivoluzionario del 1811.
La nascita della nuova nazione e le “lotte” per il riconoscimento dello Stato, vengono indacate da Soriano come il punto di partenza e di arrivo di un Paese che, pur subendo la “dominazione” del potentato di turno, tenta di riscattarsi attraverso l’orgolio della popolazione locale (spesso, e volentieri, disatteso, come dimostra ad esempio la vicenda di Saavedra).
L’ultima parte, invece, raccoglie sei racconti sul calcio in cui è possibile ritrovare le pagine più romantiche sullo sport in questione.
Fra le varie storie raccolte, quella sul Rigore più lungo del mondo, in cui emerge la figura del portiere El Gato Diaz, e quella sul Figlio di Butch Cassidy, in cui vengono narrate le gesta degli indios mapuches nel vittorioso mondiale del 1942, sono in grado di descrivere tanto l’aspetto grottesco quanto la purezza di uno sport in grado di esprimere più di quanto si veda in un qualsiasi campo da gioco.
Mi piace molto Soriano, cercherò questo libro!