Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children segna il ritorno nei cinema di Tim Burton. Il nuovo film, tratto da un romanzo di Ramson Riggs, narra di una casa di bambini speciali
Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children è stato una lunga attesa e noi avevamo aspettato al varco Tim Burton. In realtà è dal 2003 che lo facciamo. Da quando dopo l’incredibile successo di Big Fish – probabilmente il suo capolavoro e la sua opera più riuscita e poetica – il regista americano ha abbassato sensibilmente l’asticella. Prima con i buoni – ma non ottimi – Charlie And The Chocolate Factory (La Fabbrica Di Cioccolato) e Corpse Bride (La Sposa Cadavere). Poi con i pessimi Alice In Wonderland e Big Eyes, lontani anni luce dall’estetica e dalla poetica che hanno fatto grande Tim Burton.
Chiariamoci. Il regista di Burbank ha sempre amato inserire nella sua filmografia opere aliene che in qualche modo si discostassero dal suo marchio di fabbrica. Il pensiero va tanto a Ed Wood e Mars Attacks! quanto a Planet Of The Apes. Negli ultimi dieci anni si ha la netta sensazione che al regista americano stia mancando l’ispirazione degli anni migliori.
Quale migliore occasione allora per dirigere Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children? La storia – tratta da un romanzo di Ramson Riggs – narra di una casa di bambini speciali, ognuno con le sue peculiarità. C’è chi sa volare. C’è chi rianima i cadaveri. C’è chi ha una forza mostruosa. Il protagonista, un bambino solitario di nome Jacob, entra in contatto con questi bambini con cui affronterà una serie di avventure per liberarli da un terribile incubo. E da alcuni terribili nemici.
Il plot sembra disegnato apposta per Tim Burton. Bambini solitari e incompresi dagli adulti (il suo pane quotidiano). Una trama sensazionale. Attori bravissimi (fra tutti Eva Green che ormai si candida a essere la Wynona Rider del nuovo corso di Burton ma anche Asa Butterfield, scoperto da Martin Scorsese, Ella Purnell e i sempre formidabili Samuel L. Jackson, Judi Dench e Terence Stamp), eppure.
Eppure si ha la sensazione che il film colpisca ma non affondi, specie nella seconda parte, quando alcune scene un po’ troppo grottesche – come quella nel parco giochi – e un finale un po’ troppo raffazzonato, rafforzano quella sensazione che Tim Burton ormai faccia film a comando. Con tanto di pilota automatico.

Le idee ci sono. La fotografia curata da Bruno Delbonnel è favolosa. Stessa cosa per le scenografie di Gavin Bocquet. Miss Peregrine’s Home For Pecualiar Children resta tuttavia un film da vedere. Rimane un buon film – e anche una fedele trasposizione – e questo è un po’ il suo limite. Una volta Tim Burton regalava capolavori. Film che erano sensazionali. Oggi si limita a fare il suo compitino senza andare fuori dalle righe. E forse è proprio questo quello che manca di più al Cinema del regista di Burbank degli ultimi anni.
Ho trovato delle perle di inquadrature e qualcosa di stimolante nella prima parte, per poi sopportare il finale “commerciale” di lotte fra scheletri e mostri che lo faceva scivolare verso i film di cassetta. Ma credo sia un bel film, pieno di suggestioni; si vede la fotografia meravigliosa, e alcune trovate sono magistrali. In parte eccellente. Da vedere. Eva Green è al centro di tutto.
Si, mi è piaciuto ma francamente manca qualcosa come dici tu…
Ecco forse troppo tuttassieme?
Il problema dei film di Burton, secondo me, è che sono un po’ troppo “comandati” sembrano girati col pilota automatico: ha trovato una formula simpatica e la ripropone quasi sempre in maniera fredda. Il guaio è che questo si vede. I film degli ultimi dieci anni potevano essere migliori di così.