Shannon Brown è il primo protagonista di Storie di Sport, la nostra rubrica sportiva. Dai successi con i Lakers alla nuova opportunità con i Grand Rapids Drive
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Il Diario di Rorschach apre la sezione sport con una rubrica dedicata alle biografie di coloro che, singolarmente o collettivamente, hanno lasciato un segno nel proprio settore.
Storie di sport si propone non come la rubrica del ricordo ma come quel “luogo” (virtuale) in grado di cogliere l’aspetto più romantico delle discipline sportive.
Questo primo appuntamento è dedicato ad uno dei tanti giocatori NBA che, dopo essere arrivato all’apice della carriera, è sprofondato negli inferi della palla a spicchi in pochi attimi.
Il giocatore a cui si fa riferimento è Shannon Brown, funambolica guardia di Maywood campione NBA, con i Los Angeles Lakers, nelle stagione 2008-2009 e 2009-2010.
Shannon muove i suoi primi passi sul parquet prima con la Proviso East High School di Maywood e poi con Michigan State Spartans dove viene selezionato fra i 10 migliori difensori della lega.
Nel 2006 decide di fare il grande salto in NBA e viene selezionato, alla 25 scelta, dai Cleveland Cavaliers.
L’approdo fra i grandi, però, non è dei migliori e, dopo sole 23 partite giocate, comincia il suo personale tour nella lega che lo porta prima a Chicago e poi a Charlotte.

L’esperienza ai Bobcats durerà, come quella a Chicago, solamente pochi mesi a causa di una trade, che coinvolge anche Adam Morrison e Vladimir Radmanović, che lo porta fra le fila dei Los Angeles Lakers.
Rispetto alle esperienze precedenti, Brown comprende ben presto l’importanza del suo ruolo nella squadra e, dopo alcune difficoltà iniziali, si aggiudica il ruolo di sostituto di Kobe Bryant.
I giorni ai Lakers restituiscono il sorriso alla guardia che, oltre a cifre personali di tutto rispetto (7.2 punti, 1.2 rimbalzi, 1.8 assist), riesce a raggiungere il “tetto del mondo” per ben due volte in maglia gialloviola.
Nel suo terzo anno in maglia Lakers sembra essere prossimo al compimento della sua crescita personale, con miglioramenti tanto dalla lunga distanza quanto in difesa, ma la precoce eliminazione dei Lakers ai play off, che porta alla fine dell’era Jackson, e il successivo lockout fanno, decisamente, precitipare le cose.
Brown decide prima di allenarsi da solo, data la serrata NBA, e poi firma, con grande stupore in casa gialloviola, per i Phoenix Suns.
L’approdo ai Suns lo rende più centrale nel gioco, come si evince dalle cifre delle due stagioni in Arizona, ma, allo stesso tempo, immerso in una realtà senza alcuna prospettiva.
Infatti, dopo questa breve parentesi e lo scambio con i Washington Wizards, piomberà nell’oblio più totale, riuscendo a strappare solamente contratti giornalieri con gli Spurs, i Knicks e gli Heat.
Quando il destino sembrava segnato, con il ritiro come opzione più sensata, nella vita di Shannon Brown si presenta l’occasione della vita, quella a cui non si può rinunciare, se non si vuole mollare definitivamente, nonostante rappresenti il gradino più basso della propria carriera.
I Gran Rapids Drive, squadra di D-League affiliata ai Detroit Pistons (dove ha militato per alcune partite anche Gigi Datome), lo scelgono, al secondo giro, al Draft della lega di sviluppo.
Nonostante la retrocessione, Shannon Brown ritrova finalmente la possibilità di riscattarsi, nella speranza di vederlo ancora volteggiare nell’aria, con il canestro a pochi centimetri dal volto.
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