A trent’anni dalla sua pubblicazione, Watchmen rimane ancora un’opera di grande fascino: le vicende dei “supereroi dal volto umano” si alternano nel capolavoro di Alan Moore
Trent’anni. Una vita. Sono passati trent’anni dalla pubblicazione di Watchmen, la graphic-novel che dal Settembre del 1986 all’Ottobre dell’anno successivo tenne i lettori di fumetti col fiato sospeso. Il tutto grazie a una storia accattivante. Apocalittica. Incredibilmente intrigante. Epica.
Nonostante le tre decadi trascorse il fascino dell’opera di Alan Moore resta immutata, grazie a un fascino e una storia che sembra migliorare ogni anno che passa.
Iniziare a leggere Watchmen equivale ad addentrarsi in una storia a tinte fosche che prende spunto da vicende politiche realmente accadute – come la Guerra Fredda – e ribaltate in favore di un plot straordinario e angosciante. Ma anche grottesco.
Immaginate che Richard Nixon non sia diventato Presidente degli Stati Uniti per cinque mandati di fila.
Immaginate che la Guerra Fredda sia proseguita fino alla catastrofe nucleare.
Immaginate un gruppo di supereroi che fa la veci della Polizia e che ha fatto vincere gli Stati Uniti in Vietnam.
Immaginate ora il Dottor Manhattan, un essere sovra-umano con capacità di piegare la materia. Di moltiplicarsi e spostarsi. Al di là del tempo e dello spazio.
La storia di Watchmen è la storia di un gruppo di supereroi. Tutti molto normali ad eccezione proprio del Dottor Manhattan. I Nostri entrano in crisi per via della morte di uno di loro: il Comico. Da questo evento il gruppo – separatosi per via della legge Keene del 1977 che dichiarava illegali i supereroi – riesce a ricostruire rapporti umani deteriorati da anni di rancori. Ma anche da bugie e insospettabili tradimenti.
Uno degli aspetti più affascinanti di Watchmen è la natura umana dei protagonisti, che mira a distruggere la retorica dei supereroi. Altro che belli, forti e incorruttibili.
Gufo Notturno, Rorschach, Spettro di Seta, Ozymandias, sono esseri umani con pregi – pochi – e difetti – molti – che si muovono nel mondo con la loro solitudine e sofferenza. Ma anche con l’impotenza di non poter essere più d’aiuto nella causa degli Stati Uniti contro l’Unione Sovietica. L’emblema di questa figura e senz’altro il Gufo Notturno, un attempato ex supereroe che passa le sue giornate a sentire storie di colleghi molto più anziani di lui, vivendo una vita piatta, monotona, che nulla ha a che vedere con quella eccitante di altri supereroi.

Ad aumentare la solitudine è la morte del Comico e le relative indagini di Rorschach, il supereroe che indossa una maschera con il test di Rorschach. Si muove illegalmente nonostante i divieti e non crede che la morte del Comico sia una coincidenza, ma un piano ben architettato per far scomparire gli eroi in maschera. Paranoia? Follia? Il personaggio di Rorschach è probabilmente il più complesso dell’intera graphic-novel. Cinico. Solitario. Autistico. Disincantato. Violento. Il suo è il personaggio che più colpisce all’interno di Watchmen, per via di uno studio psicologico che riguarda tutti i personaggi. Nessuno escluso.
L’opera si presta a diversi livelli di lettura. Vi è una lettura politica. Culturale. Sociale. L’arrivismo di alcuni dei protagonisti – come ad esempio Ozymandias – è allucinante.
Watchmen è una lettura sorprendente dove nuovi dettagli e nuove chiavi di lettura magicamente compaiono ad ogni nuova lettura come se la novella fosse viva. Proprio come un vero e proprio romanzo. E in parte è così.
L’opera rese grandissima celebrità ad Alan Moore che prima di questo romanzo – perché di romanzo a tutti gli effetti si tratta – aveva già sceneggiato opere come V for Vendetta e aveva risollevato le sorti di Swamp Thing nei primi anni Ottanta.
I disegni sono curati da Dave Gibbons, fedelissimo di Moore. I due avevano collaborato insieme anche per piccole storie su Superman. Anche queste consigliate.
Dall’opera è stato tratto un film, Watchmen. Film diretto nel 2009 da Zack Snyder. Prima o poi ne parleremo. Intanto sfogliamoci le pagine di questo romanzo senza tempo.
Trovo solo ora questo articolo… purtroppo. Recensione molto bella di quello che è probabilmente il fumetto più importante di sempre. Però, mi permetto di dire una cosa: il fumetto non trae la sua bellezza tanto dalla storia, quanto piuttosto dall’incredibile potenza dei personaggi chiamati ad interpretarla: in particolare, mi piacciono molto il secondo Gufo Notturno, Ozymandias (ebbene sì) ed anche il Comico (ri-ebbene sì), in particolare quel famoso primo piano in cui dice “Solo una volta”. Una scena commovente.
Scusami se ti rispondo solo ora, grazie per le belle parole e per la condivisione!